L’universo morirà tra 16 miliardi di anni. La Terra si dissolverà 16 minuti prima

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Altro che spread. I cinesi - si sa - possono fare le cose in grande stile, senza badare alle mezze misure. Non possono davvero accontentarsi di modesti problemi come il...

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Altro che spread. I cinesi - si sa - possono fare le cose in grande stile, senza badare alle mezze misure. Non possono davvero accontentarsi di modesti problemi come il differenziale che turba gli orizzonti delle economie europee e di mezzo mondo. E così salta fuori il Big Rip, aggiornatissima teoria dei fisici dell’Accademia cinese delle scienze che, a loro avviso, detta i tempi esatti della fine dell’Universo: ecco, tra 16 miliardi e 700 milioni di anni il Grande Strappo chiuderà la partita inesorabilmente. Colpa, dicono i ricercatori di Pechino sull’autorevole rivista Science China, della materia oscura, di quella ancora misteriosa forma di energia che costituisce il 70 per cento dell’universo e dopo essere stata il motore dell’espansione gli si rivolterà contro, riducendolo letteralmente a brandelli.Galassie, stelle, pianeti, atomi, esseri viventi saranno dissolti in particelle elementari che si allontaneranno senza scampo tra loro.




C’è già il film dell’immane Catastrofe: 32,9 milioni di anni prima del Big Rip la Via Lattea si smembrerà mentre la Terra avrà in fondo un trattamento più benevolo: verrà prima strappata via dalla sua orbita e infine, soltanto 16 minuti prima della morte dell’Universo, verrà dissolta.



Le possibilità di errore, per i fisici cinesi, sarebbero appena del 5 per cento. Elaborata nel 2003, la teoria del Grande Strappo è basata sulle conoscenze che abbiamo dell'espansione accelerata dell’Universo nato dal Big Bang circa 13,7 miliardi di anni fa, prevista dalla relatività einsteiniana.


Dobbiamo crederci? L’ultima bordata catastrofista arriva, per curiosa coincidenza, poco dopo il clamoroso annuncio al Cern della scoperta del bosone di Higgs sulla nascita dell’Universo, ma ha infiniti precedenti. Non hanno certo fatto sconti a un Universo che conta qualcosa come 100 miliardi di galassie, i Maya, per il quali il Giorno del Giudizio dovrebbe essere il 21 dicembre di quest’anno... Di tutt’altro avviso era il premio Nobel Ilya Prigogine, per il quale l’espansione dell’Universo ne avrebbe scongiurato la fine, così come lo è il più celebre astrofisico dei nostri tempi, Stephen Hawking. Il teorico dei buchi neri ha ironizzato sulle teorie catastrofiche assicurando che l’Universo non «smetterà di espandersi per miliardi di anni» aggiungendo una delle sue caustiche battute: «Non mi attendo di vivere abbastanza per vedermi accusato da qualcuno di aver sbagliato». Fa venire in mente il memorabile scambio di idee, in un film di Woody Allen, tra il piccolo Woody e la madre che gli chiede le ragioni della sua tristezza. «Ho saputo che l’Universo finirà tra alcuni miliardi di anni», le risponde. «E cosa vuoi che me ne importi?!», è la replica furibonda. Chissà cosa ne direbbero a Pechino... Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero