C’è già il film dell’immane Catastrofe: 32,9 milioni di anni prima del Big Rip la Via Lattea si smembrerà mentre la Terra avrà in fondo un trattamento più benevolo: verrà prima strappata via dalla sua orbita e infine, soltanto 16 minuti prima della morte dell’Universo, verrà dissolta.
Le possibilità di errore, per i fisici cinesi, sarebbero appena del 5 per cento. Elaborata nel 2003, la teoria del Grande Strappo è basata sulle conoscenze che abbiamo dell'espansione accelerata dell’Universo nato dal Big Bang circa 13,7 miliardi di anni fa, prevista dalla relatività einsteiniana.
Dobbiamo crederci? L’ultima bordata catastrofista arriva, per curiosa coincidenza, poco dopo il clamoroso annuncio al Cern della scoperta del bosone di Higgs sulla nascita dell’Universo, ma ha infiniti precedenti. Non hanno certo fatto sconti a un Universo che conta qualcosa come 100 miliardi di galassie, i Maya, per il quali il Giorno del Giudizio dovrebbe essere il 21 dicembre di quest’anno... Di tutt’altro avviso era il premio Nobel Ilya Prigogine, per il quale l’espansione dell’Universo ne avrebbe scongiurato la fine, così come lo è il più celebre astrofisico dei nostri tempi, Stephen Hawking. Il teorico dei buchi neri ha ironizzato sulle teorie catastrofiche assicurando che l’Universo non «smetterà di espandersi per miliardi di anni» aggiungendo una delle sue caustiche battute: «Non mi attendo di vivere abbastanza per vedermi accusato da qualcuno di aver sbagliato». Fa venire in mente il memorabile scambio di idee, in un film di Woody Allen, tra il piccolo Woody e la madre che gli chiede le ragioni della sua tristezza. «Ho saputo che l’Universo finirà tra alcuni miliardi di anni», le risponde. «E cosa vuoi che me ne importi?!», è la replica furibonda. Chissà cosa ne direbbero a Pechino...
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