Nella per nulla gioviale atmosfera gioviana, battuta com'è di continuo da vortici (le macchie), cicloni, tempeste e naturalmente i potentissimi fulmini di Zeus,...
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Del resto non ci si era mai avvicinati così tanto a Giove e la sonda Juno per 20 mesi sfreccerà 32 volte da un polo all'altro anche dentro e sotto le nubi gassose e ricche di acqua del pianeta investigando pure su quegli show senza uguali che sono le aurore gioviane. La sonda è protetta da un'innovativa blindatura perché in realtà nessuno sa che cosa l'attenda una volta finita tra quelle tempeste in cui l'ambiente ricco di idrogeno ad alta pressione e campi magnetici è attraversato da scariche di particelle subatomiche che raggiungono quasi la velocità della luce: un inferno. Juno per 37 volte si spingerà fino a 4.500 chilometri dal pianeta, ben dieci volte più vicina della Pioneer 11 del 1974, subendo un bombardamento di scariche e radiazioni mai subìto prima da una sonda.
Per sentire meno la nostalgia della Terra la piccola Juno è stata equipaggiata con una placca dedicata a Galileo Galilei, fornita dall'Agenzia Spaziale Italiana: è una copia in alluminio del manoscritto in cui lo scienziato ha descritto per la prima volta le quattro lune - va da sé, galileiane - di Giove. E inoltre a bordo si sono anche tre pupazzetti-figurine (sempre in alluminio ché la plastica pareva un po' troppo fragile per questo viaggetto) della Lego che rappresentano Galileo, Giove e sua moglie Giunone (Juno). Questi scienziati della Nasa, che spesso hanno fatto anche studi classici, restano dei fenomeni: amano scherzare come bambini (vedi i Lego) e tengono sempre un piede nel futuro al limite della fantascienza e l'altro nelle leggendarie vicende di almeno 2.500 anni fa. Giove e Giunone sono un riferimento a questioni divine e matrimoniali: Giunone ha capito il vero carattere del marito solo guardando attraverso le nubi che coprivano la vetta del monte Olimpo, quasi quasi il compito della sonda Juno che dovrà farsi strada tra le nuvole per farci capire meglio la natura del pianeta. Difficile che la sonda terrestre trovi qualcuno o qualcosa con cui scambiare quelle tre ambite e parecchio introvabili figurine della Lego, ma non si sa mai.
Così fra pochi giorni avremo finalmente notizie di prima mano della burrascosa atmosfera del re del sistema solare: un ottimo modo per ingannare l'attesa dei dati marziani che in ottobre riceveremo dala sonda Exomars che proprio in queste ore ha inviato una prima immagine dell'ancora lontano pianeta rosso celebrando a suo modo il rifinanziamento della missione.
Sia per Juno che, a maggior ragione, per Exomars va poi ricordata l'importanza della partecipazione dell'Italia che fornisce di fatto “occhi” e “occhiali” per le missioni. Con la prima sonda l'alleanza tra Nasa e Agenzia spaziale italiana (Asi) non potrebbe essere più salda: Juno porta con sé lo spettrometro a immagini infrarosse JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), realizzato dalla Divisione Avionica di Leonardo-Finmeccanica sotto la guida scientifica dell'Istituto Nazionale di Astrofisica e il KaT (Ka-Band Translator) per esperimenti di radioscienza realizzato da Thales Alenia Space Italia sotto il coordinamento scientifico dell'Università La Sapienza di Roma.
TECNOLOGIE ITALIANE
Il cuore scientifico della sonda è infatti lo spettrometro italiano Jiram (JovianInfraRedAuroral Mapper): oltre a catturare le immagini delle aurore polari, studierà gli strati superiori dell'atmosfera a caccia di metano, vapore acqueo, ammoniaca e fosfina.
Entrambi questi strumenti, fondamentali per la missione, sono l'ultima evoluzione di due strumenti di assoluta eccellenza tecnologica italiana già presenti in molte altre missioni come VenusExpress intorno a Venere, Cassini intorno a Saturno, Rosetta sulla la cometa Churyumov-Gerasimenko e Dawn in orbita intorno a Cerere.
Nel futuro immediato, con l'inizio della fase di operazioni scientifiche intorno a Giove e con il lancio, previsto nel 2018, della missione europea BepiColombo, scienziati italiani osserveranno tutti i corpi del sistema solare ad eccezione di Urano e Nettuno utilizzando strumenti italiani.
LO SCOPO DELLA MISSIONE
Video da asitv dal sito dell'Agenzia spaziale italiana www.asi.it
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Il Messaggero