Prendete in mano un polveroso floppy disk riposto in qualche cassetto (io ce l'ho): le informazioni esistono all'interno di quel supporto che potrebbe apparire un pezzo di...
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«Se non si trova una soluzione, il Ventunesimo secolo sarà un enorme buco nero» ha detto Cerf che parla di «Digital Dark Age». Il consiglio di Cerf è quasi inquietante (o semplicemente saggio): “Se avete una foto alla quale tenete davvero, stampatela” riporta Telegraph.co.uk.
L'entusiasmo digitale spinge sempre di più a rendere "virtuale" ogni aspetto della nostra vita. Ricordi, le foto più care esistono come bit (sul nostro hard disk o in cloud), ma rischiano di essere persi con la continua accelerazione della rivoluzione digitale. Esisteranno sempre i bit, ma, ipotizza Cerf, potrebbero non essere interpretabili con software e hardware che diventano obsoleti. Il numero due di Google parla di “bit putrefatti”. Cerf ha parlato del metodo denominato “digital vellum”. In pratica si salva un oggetto digitale, ma anche ogni elemento utile per riprodurlo.
twitter: @l4ur4bogliolo
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Il Messaggero