Germania, un rifugiato siriano inventa un'app per semplificare la burocrazia tedesca

Germania, un rifugiato siriano inventa un'app per semplificare la burocrazia tedesca
Un rifugiato siriano ha inventato un'app per semplificare la burocrazia tedesca. Munzer Khattab, ventitreenne di Latakia, era arrivato a Berlino lo scorso anno, inciampando...

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Un rifugiato siriano ha inventato un'app per semplificare la burocrazia tedesca. Munzer Khattab, ventitreenne di Latakia, era arrivato a Berlino lo scorso anno, inciampando subito nelle spire della burocrazia. Una volta in Germania, gli era stato fornito l'indirizzo di un ufficio di collocamento dall'altra parte della città, ma, giunto sul posto, ha trovato il palazzo in ristrutturazione. «In Siria esiste sempre un modo per aggirare la burocrazia, anche se bisogna sborsare un po' di soldi extra. Qui non vi è alcun modo per evitare le scartoffie» ha detto Khattab. Anche il suo amico Ghait Zamrik, 19 anni, di Damasco aveva riscontrato le stesse difficoltà nella firma di otto documenti di cui solo quattro erano stati tradotti in arabo. «È stato molto frustrante» ha detto Zamrik al Guardian, «Anche i miei amici tedeschi combattono ogni giorno con la burocrazia, immaginate quanto sia difficile per un nuovo arrivato». Così, spinti dalla frustrazione e dalla voglia di aiutare non solo gli 1.2 milioni di rifugiati arrivati dal 2013, ma anche tutti i tedeschi, i due hanno creato un'app apposita.


Il software è stato sviluppato alla ReDi, una “scuola per integrazione digitale” berlinese che insegna ai richiedenti asilo come programmare. Si chiama Bureaucrazy ed è un'app che mira a combinare tre funzioni fondamentali: servizio di traduzione dei documenti ufficiali in arabo e in inglese, uno schema per la risoluzione dei problemi più frequenti e un servizio di mappatura dei principali uffici pubblici. Il progetto è ancora in fase di sviluppo ed è alla ricerca di finanziamenti, ma l'app dovrebbe essere rilasciata il primo gennaio dell'anno prossimo. La speranza è quella che possa aiutare i nuovi arrivati a districarsi nella burocratizzazione ridondante guidandoli nell'affitto di un appartamento o nell'iscrizione ad un corso universitario.


Anne Kjær Riecher, fondatrice del ReDI è convinta che progetti come questo aiutino a convincere i tedeschi che anche i rifugiati possono apportare un contributo consistente al paese. «Se vogliamo aiutare le persone bloccate nei campi profughi di tutto il mondo dobbiamo collaborare con persone come Munzer e Ghait che hanno vissuto l'esperienza sulla loro pelle e possono aiutarci a trovare soluzioni concrete». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero