Il tablet per vedere il sorriso dei propri cari, ricoverati ai tempi del Covid-19, è diventato il simbolo “laico” della rivoluzione digitale negli ospedali. Ma...
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IL DIGITAL FIRST
Il cartaceo è sempre più soppiantato da sistemi come TrackCare di Intersystems, una cartella clinica informatizzata, completa di tutti i dati clinici (diaria clinica, esami di laboratorio e di radiodiagnostica, consulenze specialistiche, terapie) e amministrativi di ogni paziente. Il sistema consente di creare un vero e proprio ‘storico’ di ciascun soggetto e di trasformare i mille frammenti della sua storia clinica in un quadro completo, facilmente condivisibile con altri specialisti e con i medici di famiglia, senza che le persone debbano viaggiare con valigie di documenti cartacei. Non a caso il TrackCare è già stato introdotto in oltre 450 ospedali (e altri seguiranno a breve) in una trentina di Paesi nel mondo: basti dire che attualmente raccoglie dati di 100 milioni di persone. L’intelligenza artificiale è peraltro fondamentale nel ridurre gli errori diagnostici, che rappresentano purtroppo un’importante causa di morte. Un algoritmo mantiene sempre la sua lucidità, anche dopo tante ore e anzi, più lavora, più impara, riducendo il suo margine di errore. Prezioso dunque l’ausilio dei sistemi di intelligenza artificiale nel campo della diagnostica per immagini (dalla radiologia, all’oculistica, alla dermatologia, all’anatomia patologica), ma anche nella definizione di un sospetto diagnostico, a partire da storie complesse e corredate di molti dati clinici. La Harvard Medical School ad esempio ha cominciato ad utilizzare il sistema di Buoy Health, che utilizza un chatbot (un software che simula una conversazione con un essere umano) per definire un indirizzo diagnostico a partire da una ‘chiacchierata’ con il paziente, che racconta sintomi e disturbi al suo ascoltatore virtuale.
LA GUERRA AI TUMORI
PathAI è invece un’applicazione nata a Cambridge (Usa) che assiste il patologo nella diagnosi istologica dei tumori ed è anche in grado di individuare con rapidità e precisione i pazienti che possono accedere alle nuove terapie antitumorali, ribaltando così i suoi benefici dalla parte diagnostica a quella terapeutica e accelerando il passo verso la medicina personalizzata.
Il Messaggero