Ancora prima di quella celebre frase “ET telefono casa” - con cui un giovane Steven Spielberg, fece entrare il suo tenero alieno nell'immaginario collettivo - il...
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L'obiettivo era il gruppo di stelle M13 (nella costellazione di Ercole), nel tentativo d'individuare esseri alieni, e comunicare alcune informazioni del pianeta terra. Comunicare principalmente la nostra esistenza nell'universo, nella speranza di trovare amici nello spazio infinito. Quel testo di tre minuti, raccontava alcune caratteristiche di noi umani: anzitutto la posizione della Terra, la struttura del nostro Dna, i numeri atomici di elementi come idrogeno ed ossigeno. Ma anche quante persone abitavano il pianeta. All'epoca gli umani erano 4,2 miliardi. Oggi quasi il doppio (7,6) ed in questi 44 anni – senza alcuna risposta dallo spazio – tante cose sono cambiate.
C'è bisogno quindi di un secondo messaggio. Sempre da Arecibo. Stavolta niente scienziati, ma bambini e giovani, dai 5 ai 20 anni, che sotto la supervisione di un professore e ricercatore, dovranno elaborare il testo del messaggio, non prima di aver imparato le modalità scientifiche che lo consentono e superato test specifici. L'obiettivo infatti, è insegnare alle nuove generazioni il ruolo della radioastronomia, attraverso una vera e propria sfida tra 5 gruppi, il cui vincitore, avrà l'onore d'inviare il messaggio nello spazio. Ma anche la difficoltà di comunicare con chi non si conosce e non sa nulla di noi. A 44 anni di distanza dalla super trasmissione di Arecibo, la ricerca di vite aliene non smette di affascinare. E di far sognare nuove generazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero