L'abito del futuro è in grafene: i led cuciti cambiano colore in base al respiro

L'abito del futuro è in grafene: i led cuciti cambiano colore in base al respiro
È stato già battezzato “l’abito del futuro”: è in grafene ed è un indumento intelligente. Siamo nel mondo delle “wearable...

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È stato già battezzato “l’abito del futuro”: è in grafene ed è un indumento intelligente. Siamo nel mondo delle “wearable technologies”, ovvero delle tecnologie indossabili che aprono le porte (e le ante dell’armadio) a sensori e materiali interattivi che cambieranno il concetto di abbigliamento e accessori. Se fino a ieri certe innovazioni sono state applicate a pezzi pensati soprattutto per lo sport per migliorare le prestazioni degli allenamenti, adesso l’avanguardia si fa strada nella quotidianità dei consumatori. Il nuovo nato, l’abito del futuro, è stato realizzato in grafene, un materiale dall’incredibile resistenza e flessibilità. È stato scoperto da Konstantin Novoselov e Andre Geim dell’Università di Manchester nel 2004 e le sue applicazioni sono valse ai fisici il premio Nobel nel 2010. La consistenza e la struttura del grafene, infatti, aprono scenari che potrebbero rivoluzionare tante dimensioni della nostra vita, a cominciare dal look.


Al Trafford Centre, tanto per cominciare, è stato presentato il primo abito realizzato interamente in grafene da un’équipe di ricercatori del National Graphene Institute dell’Università di Manchester in partnership con la CuteCircuit (azienda britannica che produce abbigliamento con materiali hi-tech diretta dalla creativa Francesca Rosella). Il nuovo capo usa il grafene per alimentare le luci a Led cucite sul modello che vengono attivate dai movimenti: così, il vestito non solo si illumina ma cambia anche colore seguendo il respiro di chi lo indossa. Come? Un sensore “memorizza” il ritmo grazie ad una fascia in vita che “misura” la respirazione: le luci si accendono di arancione e verde quando il respiro è lento, di blu e viola quando si fa più profondo.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero