Nicolò Zaniolo ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento per i tifosi della Roma e per il club. Infortunato da tre mesi a causa della rottura del...
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L’esordio al Santiago Bernabeu lo ha segnato a tal punto da spingerlo a tatuarsi quel momento sul corpo: «Ricordo ancora la riunione tecnica prima della partita alle 11. Il mister mi chiese se ero pronto a giocare e gli dissi di sì incredulo e inconsapevole. Io ricordo tutte le palle che ho toccato e le azioni che ho fatto. Il giorno prima non pensavo nemmeno di partire per Madrid. Di Francesco? Mi ha inserito tra i grandi, mi ha fatto capire il lavoro durante la settimana. Gli devo tanto come devo tanto a Mancini che mi ha convocato subito senza nemmeno fare una partita tra i professionisti. Non nascondo che quando mi ha convocato in Nazionale non ci credevo. Il primo giorno a Coverciano sembrava un parco giochi, vedevo campioni a destra e sinistra. Non mi sembrava vero».
Con Fonseca, Zaniolo ha trovato la maturità e ha cominciato a giocare nel ruolo di esterno destro: «Il mister mi ha subito parlato e mi ha detto cosa migliorare. Ho seguito le sue indicazioni, è fantastico e preparato. Dice tutte le cose in faccia. È il tecnico adatto alla Roma e al nostro gruppo. Il ruolo? Non avevo mai fatto l’esterno destro, sempre mezzala o trequartista. Mi sto trovando molto bene perché sono sempre davanti a alla porta e posso segnare. Mezzala e trequartista sono ruoli che conosco bene, ma per adesso mi piace l’esterno destro». Tornando alla Nazionale, Zaniolo ricorda quando in Under 21 Gigi Di Biagio lo ha escluso per un comportamento poco rispettoso: «Erano 2 o 3 giorni di fila che facevamo ritardo alla riunione tecnica. Era un periodo negativo, ero stremato mentalmente e fisicamente e mi sono lasciato andare. Quella cosa mi ha insegnato molto come comportarmi e le conseguenze. Di Biagio giustamente ha scelto di dare un segnale al gruppo e lasciarci fuori, ho capito qual era l’errore». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero