Basta “wandenare”. Fifa-agenti, c’è l’albo

Basta “wandenare”. Fifa-agenti, c’è l’albo
La gente del calcio non ama l’agente, con l’apostrofo, nemmeno quando ha le forme di Wanda Nara. Ma ne subisce il fascino e spesso ne tollera anche gli eccessi, con...

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La gente del calcio non ama l’agente, con l’apostrofo, nemmeno quando ha le forme di Wanda Nara. Ma ne subisce il fascino e spesso ne tollera anche gli eccessi, con una punta di invidia: profumo di soldi e l’immagine di un mestiere con pochi rischi, guadagni comodi e paradisi fiscali. Fare il procuratore dei calciatori - ormai ribattezzato più elegantemente agente - resta anche in Italia il sogno di migliaia di persone, più o meno qualificate. Dopo aver aperto le “gabbie” nel 2015 con una deregulation che ha provocato più guasti che aggiusti, la Federazione mondiale del calcio (FIFA) si prepara a una clamorosa marcia indietro: dal 2020 si tornerà a un albo dei procuratori sportivi, con l’obiettivo di avere regole certe, maggiore trasparenza nei comportamenti e nei “traffici” miliardari dei trasferimenti, ripristinando una sorta di esame e di patentino anche per i parenti che trattano gli ingaggi di mariti, fratelli e affini. Lo hanno già definito il decreto anti Wanda Nara, l’attivissima e smagliante consorte di Mauro Icardi, che del centravanti dell’Inter cura anche contratti e cachet, minacciando secondo convenienza cambi di maglia e ripercussioni sulla “produttività” del bomber. Ma dietro l’iniziativa del presidente della FIFA Gianni Infantino c’è qualche cosa di più nobile, per fortuna: moralizzare il sistema degli agenti, arginandone lo strapotere e fissando un tetto ai compensi, che dovrebbero diventare pubblici. Nei bilanci di molte società di calcio, le percentuali ai procuratori finiscono nella palude degli “oneri accessori”.Secondo i dati più recenti, nel 2017 i club di tutto il mondo hanno riversato nel buio di questo pozzo ben 548 milioni di dollari.
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Il Messaggero