Thierry Henry lascia i social: «Troppo razzismo e bullismo, serve più consapevolezza»

Thierry Henry lascia i social: «Troppo razzismo e bullismo, serve più consapevolezza»
Thierry Henry lascia i social: lo ha annunciato lui stesso questo pomeriggio. «Ciao ragazzi - ha postato su Twitter e Instagram - Da domani mattina mi toglierò dai...

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Thierry Henry lascia i social: lo ha annunciato lui stesso questo pomeriggio. «Ciao ragazzi - ha postato su Twitter e Instagram - Da domani mattina mi toglierò dai social finché le persone al potere non saranno in grado di regolare le loro piattaforme con lo stesso vigore e la stessa ferocia che fanno attualmente quando si viola il diritto d'autore», così Henry sui suoi canali social. A spingerlo a prendere questa decisione, ha scritto l'ex attaccante della Francia, vi sarebbero diversi episodi di razzismo e di hate speech.

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La decisione

«Il volume puro di razzismo - ha proseguito - bullismo e conseguente tortura mentale per gli individui è troppo tossico per ignorare. Ci deve essere qualche responsabilità. È fin troppo facile creare un account, usarlo per intimidire e molestare senza conseguenze e rimanere anonimo. Finché questo non cambia, disabiliterò i miei account su tutte le piattaforme sociali. Spero che questo accada presto», ha concluso Henry.

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I follower

Campione del mondo e d'Europa, per anni stella dell'Arsenal e con una stagione passata alla Juventus, il 43enne Henry vanta attualmente oltre 2,3 milioni follower su Twitter ai quali spiega che il problema non può essere ignorato. Tra le ultime vittime degli haters sui social sono stati, solo per citare l'Italia, gli attaccanti del Crotone Simy e Ounas, che hanno entrambi deciso di rendere pubbliche le offese e gli insulti razzisti subiti. Lo scorso settembre, l'ex bomber aveva reso pubblica una lista dei casi di razzismo che ha vissuto durante la sua carriera da giocatore con l'Arsenal e la squadra nazionale francese. In quell'occasione aveva avvertito che «dobbiamo rendere le persone consapevoli che stiamo soffrendo», così Henry.

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Il Messaggero