Presidenti tutti d’accordo. Alleluja. Non accadeva da tempo immemore. Ma quando si parla di risparmiare anche gli opposti finiscono per attrarsi. Duro, invece, il sindacato...
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DAL 33% AL 17%
Cosa prevede l’accordo? E’ leggermente peggiorativo rispetto a quello trovato dalla Juve. Una riduzione di un terzo (ossia il 33%, quattro mensilità omnicomprensive) della retribuzione totale annua lorda se non si riprenderà l’attività, e di un sesto (17%, due mensilità medie) se nei prossimi mesi si completerà la stagione. I bianconeri hanno un minimo di un mese e mezzo. Nel computo del taglio verranno inclusi anche i premi. Questa è una base di massima da cui partire per la contrattazione. Va sottolineato che ogni club lo farà in maniera privata. Tradotto qualcuno potrebbe accordarsi su una cifra inferiore. L’Atalanta, ad esempio, con i soldi della Champions sta già pensando ad un taglio più basso. La Roma ad una sola mensilità con i tre stipendi restanti pagati dopo il 1 luglio (spalmati entro la conclusione dei rispettivi contratti). Anche il Milan sta trovando una formula più generosa. Il Napoli (c’è già un contenzioso con i calciatori) vuole applicare l’accordo alla lettera. Nei prossimi giorni si dovranno definire meglio alcuni aspetti. Ad esempio come ci si comporterà con gli allenatori esonerati? Inter e Juve come si faranno con Spalletti e Allegri? Si vedrà.
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L’ACCUSA
Ora l’importante era fare un’associazione di categoria. I club senza entrate non sono più in grado di garantire uscite. Tagliare è di vitale importanza. L’accordo, che come detto, non è affatto piaciuto all’Aic. «È una proposta vergognosa e irricevibile. È chiara l’indicazione che si vuol far pagare solo ai calciatori gli eventuali danni della crisi» ha attaccato il vicepresidente Umberto Calcagno. Subito dopo è stato il numero uno Damiano Tommasi a rincarare la dosa: «Se le società di serie A si devono trovare in assemblea per dire che non pagheranno gli stipendi, quando in realtà a tu per tu con i giocatori i singoli club stanno cercando accordi di buon senso, è molto preoccupante». E poi ancora: «Gli stessi presidenti che vorrebbero decidere la sospensione degli emolumenti hanno mandato in campo le squadre fino al 9 marzo, fatto allenare i calciatori fino alla metà di marzo e tuttora monitorano e controllano gli allenamenti individuali svolti secondo le direttive dello staff tecnico». Ora bisognerà capire quanto i presidenti avranno polso in questa situazione. Già oggi si capirà.
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Il Messaggero