Spinazzola è vivo, sta bene e lotta insieme a noi. Alla faccia di chi, calpestando accordi scritti e dignità altrui, nei giorni scorsi l’ha fatto passare per...
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CUORE E PANCIA
E’ assai probabile che allenatore e dirigenti dell’Inter non abbiano visto la partita della Roma, e questo ci dispiace. Perché avrebbero messo in archivio la buonissima prestazione di un uomo che loro hanno prima ingaggiato e poi ripudiato. Spinazzola non è e non sarà mai il miglior esterno al mondo ma non è, e non lo sarà mai, neppure il peggiore. E a Genova, dopo una tre giorni di pressione alle stelle e di allenamenti solitari in un albergo di Milano, con un viaggio d’andata e di immediato ritorno che non si augura neppure al peggior professionista nemico, Leo ha prodotto una prestazione – specie nel primo tempo – di valore assoluto. Confezionando, in collaborazione con la pancia di Biraschi, la rete del raddoppio romanista. Un colpo di fortuna (cercata, però...) o forse un segno del destino, chissà: sta di fatto che la trasferta in terra ligure si chiude per la Roma con la certezza di avere in organico un amico ritrovato da tenersi stretto. Una Roma che si è presentata a Genova con dieci (sì, dieci!) assenti e che nonostante questo ha vinto la partita - contro una squadra che si sta giocando la strada di casa per salvarsi dalla retrocessione - facendo ricorso a due elementi che qualcuno considera (mezzi) rotti, Spinazzola e Santon. Segno che, con un pernacchione spedito al Nord a chi di dovere, la mano di Fonseca si vede sempre e comunque. E il quarto posto in classifica, in attesa della gara odierna dell’Atalanta, va considerato un piccolo capolavoro sportivo per una squadra (fortissima in trasferta: lo dicono i numeri) che finora ha contato più infortuni gravi che gol al passivo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero