Dallo sprofondo viola di un'estate vissuta fra i mugugni, al viola shocking di un sogno inconfessabile (ma ora non più) di tornare a competere per lo scudetto, 16 anni dopo...
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EFFETTO KALINIC
A partire dall'allenatore, dopo il divorzio da Montella, tutt'altro che consensuale e abbastanza incomprensibile. Sousa veniva sì da due ottime annate, ma una nel Basilea che vince sempre pur cambiando tecnico ogni estate e una nel campionato israeliano. E poi i giocatori. Erano andati via campioni presenti, passati e futuri, come Neto, Savic, Pizarro, Aquilani, Joaquin, Salah. Sostituiti dai vari Sepe, Astori, Gilberto, Blasczykowki, Verdu, Suarez, semisconosciuti o reduci da delusioni o infortuni importanti. Persino il centravanti…
Certo, Gomez a Firenze si era inabissato e tuttavia il suo curriculum vantava molte più credenziali di quelle di Kalinic. Che invece sta dimostrando di avere tutto: forza, intelligenza, fiuto del gol. Gran parte del merito spetta a mastro Sousa. Contro di lui c'era pure il pregiudizio anti-juventino. E' riuscito a neutralizzarlo con un insieme di comportamenti, grandi aperture e piccole sensibilità, che hanno subito conquistato la tifoseria. Poi, il lavoro. La Fiorentina è squadra vera: aggressiva a tutto campo, ricca di idee, equilibrata. Non ci sono grandissimi campioni? Forse, ma occhio a Bernardeschi. Durerà? A furia di chiedercelo fra un po' finisce il campionato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero