Silverstone, Danilo Petrucci protagonista: «Dedicato ai miei per i sacrifici che hanno fatto»

Silverstone, Danilo Petrucci protagonista: «Dedicato ai miei per i sacrifici che hanno fatto»
ROMA Secondo oltre Manica perché se ne è rimboccate due. Insomma sul podio dopo una rimonta clamorosa dal 18esimo posto in griglia, un assalto tracotante sull'alfalto di...

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ROMA Secondo oltre Manica perché se ne è rimboccate due. Insomma sul podio dopo una rimonta clamorosa dal 18esimo posto in griglia, un assalto tracotante sull'alfalto di quella Silverstone dove la pioggia è il contorno elegante dei week end motoristici della Londra che conta, degli sponsor amici di piloti in vista. E invece è toccato a Danilo Petrucci, ternano con una carriera contromano, tra rinunce e promesse. «Dedico tutto questo alla mia famiglia che ha fatto sacrifici per farmi correre». Giù la bombetta, questa è una Italia che pesa e commuove.

ZERO PETRODOLLARI
Danilo ha 24 anni, zero petrolieri nella cerchia, ma talento vero, che a molti era chiaro. La Federazione Italiana di Motociclismo lo ha sostenuto nel 2008 quando è sbarcato nell'europeo Stock 600 e poi ancora nel 2011 quando ha vinto il campionato italiano Superstock e ed è arrivato secondo nel mondiale Superstock 1000. Tutti sapevano avrebbe potuto fare bene, oppure perdersi senza fondi e fortuna. Nel 2012 però il salto nel mondiale MotoGP succede, anche se col profilo basso del team Came IodaRacing, alla guida prima di una Ioda-Suter e poi di una ART. L'idea di correre, le possibilità limitate ma il sorriso di una squadra che valeva quasi una famiglia. L'addio a fine 2014 per una chiamata coraggiosa, la Ducati, per una rossa comunque non ufficiale gestita dal team Pramac, ovvero la sella lasciata libera da Andrea Iannone.
LA SVOLTA INDIANA
Nessuna lamentela, una stagione in salita aspettando la tanto agognata e competitiva secondo sulla Ducati GP14,2, l'evoluzione che arriverà proprio dal Gp di Misano in settembre, e nel frattempo tre noni posti in gara , al Mugello, a barcellona e al Sachsenring. Poi la qualifica di Indianapolis, quinto al via perfino davanti alla Desmosedici GP15 ufficiale di Andrea Dovizioso. Con il manubrio tra i denti, la crescita era ancora uan volta sotto gli occhi di tutti. Poi finalmente l'occasione per chi ha aspettato ormai sessantadue Gran Premi. Silverstone, la passerella da ricchi dove la pioggia innesca la rincorsa dal nulla, sorpassando sul bagnato gente come Daniel Pedrosa e Jorge Lorenzo. A un certo punto si pensava che potesse pure raggiungere Rossi. Ma il pesarese nel finale si è tenuto ancora un po' di margine per gestire le ultime tornate e poi vincere.

«All'ultima curva ridevo sotto il casco, pensavo fosse tutto un sogno e che mi sarei svegliato di colpo. Non riesco ancora a crederci. La gara è stata davvero difficilissima. Partendo dalle retrovie ed essendo lento sull'asciutto, speravo nella pioggia per mischiare le carte ed è successo. Mi sono messo a testa bassa ed ho recuperato; negli ultimi però giri non capivo perché mi stessi avvicinando a Rossi e nel frattempo c'è stata la bella battaglia con “Dovi”. Un giorno davvero indimenticabile».
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Il Messaggero