Sassuolo-Lazio, Zaccagni unica gioia nella delusione. Ma c'è ansia per il polpaccio

Sassuolo-Lazio, Zaccagni unica gioia nella delusione. Ma c'è ansia per il polpaccio
Un timido raggio di luce in una giornata piena di nuvole nere. E da dimenticare. La Lazio subisce la sesta sconfitta stagionale in campionato, la terza nelle ultime cinque partite...

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Un timido raggio di luce in una giornata piena di nuvole nere. E da dimenticare. La Lazio subisce la sesta sconfitta stagionale in campionato, la terza nelle ultime cinque partite giocate, subendo 13 gol e segnandone 8. E l’ultima di queste otto reti porta la firma di Mattia Zaccagni, quasi una speranza a cui aggrapparsi in maniera convinta e feroce.

Già, perché in una situazione difficile e complessa, Sarri può almeno contare su pochi giocatori e tra questi comincia a figurare pure l’ex del Verona. Che scende in campo per la terza volta consecutiva da titolare e non solo non sfigura, ma mostra sicurezza, classe e caparbietà. Fino a quando è rimasto in campo, la Lazio dava la sensazione di poter fare qualcosa lì davanti. Lui e Pedro hanno messo in gran difficoltà la retroguardia del Sassuolo. Con le sue prestazioni, l’esterno biancoceleste nelle gerarchie ha superato nettamente Felipe Anderson, ormai tornato quello di qualche anno fa, un giocatore che, se non avverte la fiducia e non gioca dall’inizio si deprime, rendendo ancora più difficile il compito dei compagni.

PRIMO SIGILLO. Ecco, Zaccagni è l’esatto opposto del brasiliano, soprattutto nel carattere, anche perché in questa stagione ha sofferto più del dovuto, avendo due infortuni uno dietro l’altro. Ma si è rimesso sotto e alla fine, col lavoro e con la pazienza, ha trovato meritatamente spazio, sfruttando l’occasione. E ieri col Sassuolo ha ricominciato a macinare gioco e assist così come aveva fatto a Marassi con la Sampdoria, dove aveva mandato in rete Immobile e Milinkovic. In più, stavolta è riuscito ad andare anche a segno con un gol magari facile, ma prezioso. Il primo sigillo con la maglia biancoceleste. E’ stato bravo a cominciare e a partecipare all’azione, concludendola alla perfezione. Pensare che il tecnico, poco prima, gli aveva suggerito di andare più in profondità perché si allargava troppo. Detto, fatto. Per Mattia, tra l’altro, è il terzo gol in questo campionato. Gli altri due li aveva fatti col Verona e, guarda caso, tutti e due al Sassuolo nella prima giornata. Evidentemente la formazione emiliano lo ispira parecchio.

 

 

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La vera sfortuna è che quando è uscito lui, la Lazio si è spenta. Un doppio contrasto, prima con Ferrari e poi con Chiriches, che l’ha preso sul polpaccio e da lì non è stato più lo stesso. Mattia ha provato a continuare, ma zoppicava vistosamente perché il dolore era fastidioso e insopportabile. Lo staff medico e Sarri spera non sia niente di grave, anche se il calciatore ha avvertito un indurimento del polpaccio, i sanitari laziali sperano sia dovuto alla botta col difensore romeno, altrimenti potrebbe rischiare il terzo stop. E sarebbe una disdetta, per la Zaccagni, ma soprattutto per la Lazio. Quel timido raggio di luce di cui Sarri ha disperatamente bisogno.

 

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Il Messaggero