Roma, sempre la solita storia: ogni anno sembra quello giusto, alla fine non lo è mai

Roma, sempre la solita storia: ogni anno sembra quello giusto, alla fine non lo è mai
Ora si potrà dire che pure lo scudetto è andato? A sei...

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Ora si potrà dire che pure lo scudetto è andato? A sei dalla fine e a meno otto dalla Juventus, se il titolo non è impossibile, poco ci manca. Purtroppo sì, è andata anche quest'anno. La speranza, del resto, era appesa a un filo, ma per lo sprint finale ci volevano altre basi. La Roma - al di là dei punti persi in passato, da Cagliari a Empoli ed è ormai inutile corrergli appresso - oggi è stanca e le due botte nelle coppe le hanno tolto anche lucidità. La vittoria contro il Bologna, sotto questo aspetto, ha ingannato molto. L'Atalanta sembrava avere - nonostante la squadra rimaneggiata - una velocità doppia rispetto alla Roma, che ha perso smalto nei suoi uomini migliori, da Nainggolan a Strootman, che in questa stagione hanno tirato il carro e lo hanno condotto all'illusione. La solita, quella che ti fa credere che ogni anno sia quello giusto e alla fine non lo è mai. Fazio, un altro esempio di up and down, ora è più down che up. Nettamente, ma l'elenco è lungo. E Petagna diventa Vieri, capita anche questo. No non è possibile. L'Atalanta nel secondo tempo molla un po', la Roma ne fa uno e basta. A Kurtic risponde Dzeko. Riecco l'illusione. Invece poi, poco altro. La speranza muore sulla traversa di Nainggolan e quando Spalletti finisce per terra e prende a pugni il terreno di gioco dopo una palla moscia di Dzeko, come a Cagliari, dove forse dovevamo capire già che il finale sarebbe stato questo. Ancora una volta. Cosa resta, oggi? Resta il secondo posto da difendere e non più attaccando il primo, ma proprio difendendo il secondo, a denti stretti e non sarà semplice finché non si ritrova un minimo di brillantezza fisica e mentale. E poi? L'unico che può concorrere a vincere qualcosa è Dzeko, che sarà moscio, che sarà criticabile, ma se i numeri hanno un senso, Edin è in piena lotta per il trono di capocannoniere, Belotti permettendo, e in stagione contro l'Atalanta ha festeggiato il gol numero 35. Magra consolazione sua e della Roma, ovvio. C'è da alzare - come detto - anche il trofeo delle casse, quelle che verranno riempite dal piazzamento in Champions League dalla fase a gironi, un secondo posto che, sotto l'aspetto economico, almeno ti consente di ripartire senza troppi traumi. Insomma, alla fine dell'anno, forse, qualcuno esulterà. Non i tifosi, che ancora sono legati ai vecchi trofei, anche minimi. Ma trofei veri. Chi tifa Roma non perde mai, si è soliti dire. Sarà vero? Forse sì, e se non è vero, sarà colpa dell'ambiente.  
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Il Messaggero