Roma, se il miglior attacco diventa la difesa

Foto Roberto Tedeschi
Se è vero che la miglior difesa è l’attacco, la storia racconta che in Italia conta più non prender gol che segnarli. I numeri, del resto, dicono che il...

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Se è vero che la miglior difesa è l’attacco, la storia racconta che in Italia conta più non prender gol che segnarli. I numeri, del resto, dicono che il campionato statisticamente si vince con la difesa meno battuta, non con l’attacco più prolifico. E ne sa qualcosa proprio la Roma che, due tornei fa, chiuse con l’attacco più bello del reame ma non raggiunse neppure la Champions diretta, finendo alle spalle della Juventus campione d’Italia e del Napoli. Questo perché i giallorossi nelle ultime stagioni non hanno mai brillato per la saldezza difensiva: tanti gol all’attivo, ma troppi al passivo a vanificare la faccenda. Con Eusebio Di Francesco in panchina, però, qualcosa sta cambiando. Alla faccia degli inadeguati che, senza neppure conoscerlo, lo avevano etichettato come un incrollabile zemaniano, cioè uno poco attento alla fase difensiva. Ci sono i numeri che confermano l’inversione di tendenza, visto che la Roma ha la miglior difesa del campionato in compagnia di Inter e Napoli, 10 reti sul groppone. C’è da sottolineare, ovviamente, che la squadra di Di Francesco ha giocato una partita in meno rispetto a quelle di Spalletti e Sarri, e perciò il dato non può essere reale al cento per cento.


DUE PENALTY IN PIÙ
Andando a guardare qualche altro numero, comunque, vien fuori che la difesa guidata da Alisson nelle ultime tre partite di campionato (contro Lazio, Genoa e Spal) ha subito gol soltanto su calcio di rigore (Viviani, è vero, ha segnato sulla ribattuta, ma sempre rigore era). Complessivamente, la Roma ha avuto tre penalty contro, mentre Inter e Napoli uno soltanto: tolti i tiri dal dischetto, la classifica della miglior difesa vedrebbe, quindi, al comando la Roma con 7 reti al passivo, poi Inter e Napoli a quota 9. Non male. Anche se la Roma, e lo ripetiamo, ha una partita in meno. Ma questo, nell’analisi complessiva, conta fino ad un certo punto: ciò che conta realmente è il netto, costante passo in avanti rispetto al passato (6 gol meno dell’anno scorso, per dirne una). Con sette gare su 14 chiuse con la porta inviolata. Il cinquanta per cento del totale, in parole povere. Merito non solo dei difensori, ma dell’intera fase difensiva. Con una linea dietro rigorosamente a quattro, ma capace di adattarsi a cinque in caso di necessità.

LINEA ALTA

Di Francesco vuole la Roma corta e, per questo, chiede alla linea - in fase di non possesso - di stare molto alta, quasi stabilmente all’altezza della metà campo. Nonostante questo rischio, i giallorossi hanno beccato soltanto un gol per un errore di posizione/interpretazione, contro l’Udinese all’Olimpico. Per il resto, le reti degli avversari sono arrivate con la difesa schierata (male...) o su calcio di rigore. Questo vuol dire che la scelta tattica di Eusebio si sta rivelando efficace, giusta. Merito anche di chi non fa il difensore ma protegge la difesa. L’esaltazione del collettivo, in sintesi. Si ragiona di squadra, non singolarmente. Che, detta così, sembra la solita frase fatta per elogiare il tecnico ma che, in realtà, nasconde una verità che è alla portata di tutti. Basta guardare la classifica dei gol, per averne conferma. Anche quella in Champions ma, per favore, toccate ferro...
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Il Messaggero