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«Lorenzo incarna il nostro progetto» (13 gennaio). «Pellegrini? Presto risolveremo tutto» (3 febbraio). Sono trascorsi rispettivamente 5 e 4 mesi dalle dichiarazioni pubbliche di Pinto, seguite da reiterate rassicurazioni provenienti da Trigoria sul felice esito della trattativa per il rinnovo del capitano giallorosso (in scadenza nel 2022). Ad oggi, 23 giugno, è ancora tutto fermo. O quasi. Perché ai 5-6 incontri che la Roma assicura siano stati effettuati (che si riducono a 2 ascoltando l’entourage del calciatore) la trattativa per il rinnovo ristagna. Tra una settimana si aprirà la finestra della clausola rescissoria che dal 1 al 31 luglio permette a Pellegrini di liberarsi versando 15 milioni subito e altri 15 nella stagione seguente. Uno stallo quantomai anomalo. Lorenzo attualmente guadagna 2,5 milioni ma solamente perché la tipologia di contratto redatta gli permette di accumulare i bonus stagionali e farli diventare la base per la stagione successiva. Altrimenti l’accordo originario prevederebbe 2 milioni scarsi. In questi giorni, dopo aver perso l’Europeo a causa di una lesione al flessore sinistro, sta recuperando a Trigoria. Difficilmente sarà pronto per l’inizio del ritiro (6 luglio). Lo stop doveva in teoria accelerare i tempi del rinnovo, visto che le parti avevano deciso d’incontrarsi a torneo concluso. Nulla di tutto ciò. Il fatto che la Roma voglia contabilizzare i prolungamenti nel prossimo esercizio finanziario, come giustificazione, convince poco. Anche perché il tempo d’incontrare altri agenti (leggi quello di Mancini) si trova. Che Lorenzo voglia restare, non è in dubbio. Ed è forse questo dare per scontato che prima o poi sarà trovato un accordo che non regala l’accelerazione decisiva alla trattativa. Il «prima o poi», però, si sta protraendo in modo sinistro. Tra l’altro più trascorre il tempo e più il calciatore acquisisce forza nella trattativa. Clausola o non clausola. Tra 6 mesi infatti potrebbe in teoria firmare per un altro club.
IN CORSIA DI SORPASSO
Vanno paradossalmente più spediti i rinnovi di Mancini e Cristante, entrambi in scadenza nel 2024.
Il Messaggero