Roma, Pruzzo: «Dzeko mi supererà, ma per ora dietro Totti ci sono solo io»

Roma, Pruzzo: «Dzeko mi supererà, ma per ora dietro Totti ci sono solo io»
Grazie al suo score in giallorosso (138 gol in 315 presenze), Roberto Pruzzo guarda ancora Dzeko dall’alto in basso. Chissà ancora per quanto.  ...

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Grazie al suo score in giallorosso (138 gol in 315 presenze), Roberto Pruzzo guarda ancora Dzeko dall’alto in basso. Chissà ancora per quanto. 

Ce la farà Edin a superarla? 
«Quest’anno no, almeno credo - ride - Fatemi godere la seconda piazza dietro Totti ancora per un po’... Seriamente, se gioca altre due stagioni ai suoi livelli mi può riprendere. Una quarantina di reti le può fare tranquillamente». 
Contro la Sampdoria ha segnato due gol, uno più bello dell’altro. 
«Confermo, ha fatto due grandi gol. Uno al volo di sinistro, l’altro col destro, niente da dire. Io ne ho fatti due simili, se la memoria non mi tradisce contro l’Inter. Sono palle difficili, devi saperti coordinare e colpire al momento giusto. Non è importante la forza che dai al pallone ma come lo prendi. È stato bravo. Il più difficile tra i due? Per uno bravo come il bosniaco, sono facili entrambi. Se devo scegliere, forse tra i due il più difficile è il primo. Va detto che un po’ di responsabilità ce l’hanno anche i difensori di Ranieri ma il gesto tecnico non si discute. Quello rimane». 
Quinto nella classifica dei marcatori di tutti i tempi in giallorosso ma c’è sempre qualcuno che nei confronti del bosniaco ha qualcosa da ridire. Come se lo spiega? 
«Non lo so, forse dipende dal carattere. Dzeko per quello che posso vedere da fuori non è uno che trasmette molte emozioni nel suo modo di essere. Lui è un grande giocatore ma non è il tipo sanguigno che magari può infiammare la gente. Queste sono doti che hai o non hai, non è che puoi impararle. Io però uno come Dzeko me lo tengo stretto. Forse sono cambiati anche i rapporti tra i tifosi e i calciatori. Prima avevamo un contatto intenso, costante. La gente ti stava col fiato sul collo. Ora il giocatore lo vedi soltanto allo stadio o in televisione e non riesci più a creare un rapporto, a scambiarci due parole. Ai miei tempi era differente, nel bene e nel male». 
Avreste formato una coppia super? 
«No, penso proprio di no. I numeri 9 hanno bisogno del loro habitat, di uno spazio vitale dove vanno lasciati da soli, in pace. Io sono riuscito a giocare miracolosamente con Voeller e Ciccio (Graziani, ndc) ma perché li ho ‘sbolognati’ sulla fascia. Li ho costretti entrambi a fare le ali... (ride). Con Dzeko sarebbe stato difficile, lui è un 9 classico». 
Centravanti classico? Molte volte però arretra, si mette a servizio della squadra, ha i piedi del trequartista. 
«Questo è vero ma lui comunque ama essere un punto di riferimento per la squadra. Se lei nota quando arretra lo fa spalle alla porta, permettendo ai compagni di infilarsi negli spazi. Avere un 9 come me vicino non sarebbe stato facile. Uno doveva allargarsi e non sarei stato certamente io (ride). Non è un caso che quando Spalletti lo ha voluto più presente in area ha segnato tantissimo». 
A lei piace come tipologia di centravanti? 
«Sì, moltissimo. Ha delle qualità tecniche notevoli, una fisicità importante un punto di riferimento costante per i compagni. Parliamo di un giocatore completo». 
È l’unico fuoriclasse nella rosa della Roma? 
«Mah...fuoriclasse è un termine un po’ troppo abusato. Io di fuoriclasse nella mia vita ne ho visti pochi. Io sono rimasto a Cruyff, per me è stato il più grande di tutti. Nella mia classifica precede pure Maradona e Pelè. Poi non può mancare Ronaldo il brasiliano che se non si fosse infortunato forse lo avrebbe avvicinato. Oggi? Soltanto Messi e Cristiano Ronaldo». 
Lei invece cosa è stato? 
«Un ottimo attaccante. Forse un grande attaccante, specifico del ruolo». 
E Dzeko? 

«Un grande attaccante anche lui». Parola di Bomber.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero