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In patria c’è chi lo definisce «encantador». Ossia seduttore, ammaliatore. In effetti Tiago Pinto deve avere realmente qualcosa di particolare. Altrimenti il Benfica non lo avrebbe assunto a 28 anni, a seguito di un paio d’interventi nell’assemblea dei soci riguardanti il rafforzamento del club. E quel quid in più deve averlo percepito anche Vertonghen la scorsa estate. Libero a parametro zero, finito nel mirino della Roma e di altre big europee, il difensore sceglie invece la società portoghese. Il motivo? Ça va sans dire: «Non ero minimamente convinto di accettare. Poi però, ho parlato con Tiago Pinto e dentro di me ho sentito un click. Gli sono bastati 45 minuti per convincermi». Probabilmente lo stesso click che deve aver indotto Dan Friedkin ad affidargli la direzione generale dell’intera area sportiva giallorossa.
SCELTE DIVERSE
Pinto è un nome a sorpresa. Non soltanto per i media e i tifosi. Ma anche per la maggior parte degli addetti ai lavori che si rapportano quotidianamente con Trigoria. Agenti, intermediari, in alcuni casi anche direttori sportivi che frequentano la serie A, interpellati nella giornata di ieri, hanno confidato off record di non aver avuto mai modo di interfacciarsi con il nuovo dg romanista.
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Il Messaggero