Si è tenuto lontano dalle polemiche allenandosi con continuità e facendosi sempre trovare pronto nel momento del bisogno. Così Steven Nzonzi ha conquistato Di...
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VULCANO - La mente, poi, torna al Siviglia dove c’era anche Monchi che lo ha aiutato a lottare contro il suo aspetto: «Non immaginate quanto sia difficile giocare a mezzogiorno a Siviglia con 42 gradi all’ombra. Ma sono riuscito a vincere anche questa sfida. Sono consapevole di trasmettere la sensazione di essere una persona flemmatica, tranquilla e disinvolta ma in fondo sono un vulcano. Nonostante sia migliorato con l’età, è un aspetto di me che ogni tanto esce fuori. Sono un pessimo perdente, non mi è mai piaciuto perdere, ma a causa del mio “body language” la gente pensa che non mi importi nulla». Quando non c’è De Rossi è Nzonzi a dettare i tempi del centrocampo romanista: «Sono molto esigente con me stesso, ecco perché spesso preferisco delle giocate più sicure, perché se perdessi due o tre palloni, so che mi innervosirei. Mi piace giocare a due tocchi, forse perché non ho un gran dribbling, il passaggio invece…Segnare un gol è un’emozione unica ma a me piace tanto il lato collettivo del gioco del calcio. Il tiki taka del Barcellona di Xavi è Iniesta è l’espressione assoluta di questo gioco». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero