La ripartenza della Roma in campionato è migliore di quella di giovedì scorso in Europa League e il pubblico dell'Olimpico, testimone principale del doppio...
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A SENSO UNICO
La Roma piace per lo spirito coraggioso. E per la traccia di qualità. Basta mettere nel 4-2-3-1, da esterno sinistro, Mkhitaryan accanto a Dzeko per sistemare la pratica con la classe e l'esperienza dei senatori che in fase offensiva cambiano presto la storia del match. Con gol e assist: Mkhitaryan permette a Under di sbloccare il risultato, ripartenza breve come quella di Perez contro il Gent; Dzeko fa lo stesso con Mlkhitaryan per il raddoppio già nel 1° tempo in cui Fonseca incassa la superiorità nel possesso palla e nelle chance davanti a Vigorito. Sprechi di Pellegrini (2), Dzeko e Cristante che sminuiscono il valore della prestazione. Il Lecce, con il suo 4-3-2-1, ha l'unica occasione su regalo di Peres: Smalling fa muro su Mejer. Liverani paga le assenze più del collega: a casa Falco, Saponara, Babacar e Farias. Davanti ha poco o niente: Lapadula prenderà il palo sul 3-0, a fine ripresa. Così la serie positiva, 3 successi di fila, finisce all'Olimpico.
CORREZIONE IN CORSA
Le 4 novità dopo la vittoria in Europa League restituiscono brillantezza e corsa al gruppo: ecco Peres, Mancini, Under e appunto Mkhitaryan rispettivamente per Spinazzola, Fazio, Perez e Perotti. Fonseca , dopo l'intervallo, Kluivert per Pellegrini che non sta bene. Liverani esclude Petriccione e inserisce e Shakhov, abbassando a centrocampo Barak e spostando in regia in Deiola. Il Lecce cresce nel palleggio, la Roma stacca la spina. Dzeko, però, chiude definitivamente il match su assist di Kolarov. Vigorito respinge, ma si arrende al secondo tentativo del centravanti: 15° gol stagionate (12° in campionato e 102° in giallorosso per il 6° posto nella classifica all time). Mette il timbro pure Kolarov, su apertura di Perez entrato per Under. Fischi e insulti al mancino dalla Sud per lo sgarbo alla Tevere nella partita con il Bologna. Solo applausi per Dzeko quando lascia il posto a Kalinc. Questione di feeling.
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Il Messaggero