Guardando Inter-Sassuolo, domenica scorsa all’ora di pranzo, è venuto quasi automatico pensare alla Roma. Perché, oggi, Inter, Sassuolo e Roma sembrano legate...
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DIFRANCESCHI DEL PASSATO
Resta da capire, però, che cosa va cercando realmente la Roma, cioè il tandem Monchi-Baldini. Di Francesco sarebbe una mezza scommessa, certo, se paragonato a Emery, Valverde, Pochettino e via dicendo ma la forza di un tecnico è figlia anche/soprattutto della forza della società. Monchi, per dirne una, nel 2013 portò Emery al Siviglia dopo che il basco era stato esonerato dallo Spartak Mosca, non dopo la vittoria della Champions: se uno si fida, insomma, si fida al di là di tutto. E un discorso simile vale per tutti i difranceschi sparsi in Italia e nel mondo. Del resto, visto che con i big (o presunti tali) della panchina la Roma dal 2008 non ha più vinto nulla (sì, nulla!), forse ci si potrebbe provare con allenatori normali. Tipo il provinciale Max Allegri, nell’estate del 2010 portato al Milan da Cagliari, e campione d’Italia al primo tentativo (con Ibrahimovic). O il tutarolo Maurizio Sarri, da Empoli a Napoli per continuare a dare spettacolo (con Higuain). Come Antonio Conte, che la Juventus nel 2011 piazzò in panchina dopo essere arrivato secondo in Serie B con il Siena. E fu subito scudetto (con Pirlo). E pure come lo Spalletti che la Roma, nel 2005, prelevò da Udine, ricordate?, per produrre gran calcio ( con Totti).
Serve coraggio. E serve una società forte, pronta a difendere il proprio allenatore. Oltre che a comprare giocatori di valore reale. Perché i trofei, si sa, si vincono con i grandi giocatori bene allenati. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero