E’ stato di nuovo lui, poco più di quattro mesi dopo, a mettere lo zampino decisivo sulla vittoria della Roma: 30, novembre 2014, Roma-Inter, doppietta di Pjanic e vittoria...
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Anche perché Mire, dopo essere uscito dal campo per un problema alla caviglia, si è beccato un bel mix di applausi e fischi, dei quali se ne poteva fare a meno. Magari uno, ancora ferito, non se la sente di andare sotto la curva a festeggiare, però bastava farlo con i propri compagni ignorando i tifosi, ma senza alimentare altre battaglie dialettiche che non portano da nessuna parte. Roma non è l’eccezione, ovunque le tifoserie contestano (e i lanci di oggetti, chiariamolo, sono deprecabili) quando i risultati non arrivano e spendono il loro amore infinito verso la squadra quando tutto fila più o meno liscio. I tifosi certe volte sono duri, per certi versi “cattivi” ma hanno la capacità di dimenticare tutto nel giro di un secondo, spesso è anche così per la critica giornalistica. Basta un cenno, un gol, un teakle vinto, anche di chi fino a quel momento ero l’obiettivo o uno degli obiettivi. Pjanic si è svuotato quel rancore che aveva addosso, ma forse ha perso l’occasione per riprendersi la gloria. De Rossi, che certe logiche le conosce meglio di chiunque altro, ha provato a tappargli la bocca, ma non c’è riuscito. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero