La favola del vecchio Pellissier il bomber che ha fermato il tempo

La favola del vecchio Pellissier il bomber che ha fermato il tempo
Sul ponte sventola bandiera Pellissier. Né Maxi Lopez né altri ambiziosi volti del nuovo corso. Il tiramisù del Chievo è un vecchio capitano di 35 anni che cita Totò Di...

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Sul ponte sventola bandiera Pellissier. Né Maxi Lopez né altri ambiziosi volti del nuovo corso. Il tiramisù del Chievo è un vecchio capitano di 35 anni che cita Totò Di Natale («esempio di come l'età non conti») e s'ostina a rinviare l'estinzione della specie. Un passato-fiaccola che illumina la strada buia: la fiaccola è la doppietta anti Cesena, il buio era quello dell'ultimo posto.


E quando Sergio Pellissier, recordman con 399 presenze in gialloblù, ricorda a tutti che «non sono finito», racconta la storia di una piccola realtà che ritrova se stessa aggrappandosi alle proprie radici. «Più Pelo per tutti», scandivano anni fa in riva all'Adige, e l'assolo di "Pelobomber" si accompagna al coro dei Maccarone e altri attaccanti di provincia sparsi per lo stivale del calcio, portatori sani d'esperienza, figurine che non vogliono ingiallire. Se stanno insieme ci sarà un perché. Pellissier è un testardo uomo di montagna sceso dalla Valle d'Aosta e battezzato alla ribalta dodici anni fa, era il 3 novembre 2002, stadio Tardini di Parma: primo di 113 gol con la maglia veronese, ormai una vita fa.

Finiva lì l'era dei Marazzina e iniziava la sua. Memoria storica: l'Europa, la Champions, la B, il ritorno in paradiso, la trama favolistica del Chievo sta ancora in piedi anche grazie alla sua penna e alla sua vena gol distribuita in tutti questi anni.

Ne ha di cose da ricordare e di cui andare estremamente orgoglioso, l'uomo che viene dalla montagna. Uno, Pellissier, che ha segnato tre gol a Buffon in una sola partita (5 aprile 2009), che ha spesso e volentieri rotto le scatole alla Lazio (7 reti, vittima preferita) e alle altre big. Uno che, pur corteggiato da Napoli, Parma e Fiorentina, è stato re solamente per una notte, 6 giugno 2009, a Pisa, test Italia-Irlanda del Nord, gol su ingresso a freddo: "Grazie Lippi, è stato bello", e navigatore sul "principato" scaligero.


Pellissier non segnava da un anno e non sorrideva da due. Cioè da quando Eugenio Corini - oggi scalzato da Rolly Maran - l'aveva tolto dalla casella "intoccabili". Attirandosi l'antipatia di quei tifosi che quest'estate s'erano piazzati sotto casa del loro simbolo: "Resta con noi, Sergio". L'uomo della montagna rispose che "sì, resto, perché amo questi colori". E il cuore batteva forte anche ieri: "Dedica? Alla mia famiglia". Cioè ai figli, Sofia e Matteo. E alla moglie, Micaela, conosciuta ai tempi della Spal, quando lei lavorava nel ristorante convenzionato dove lui pagava con i buoni-pasto. Sono i tre grandi amori di Pellissier. Il quarto è il Chievo: finché pensione, o acciacchi, non li separino. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero