Ndicka, il precedente di Manfredonia: «Io a Bologna ero quasi morto, ma tornerà a giocare»

L'intervista a Lionello Mandredonia

Manfredonia
Manfredonia, ha visto cosa è successo a Ndicka? «Ho saputo, ma poi mi sono informato e mi hanno subito...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Manfredonia, ha visto cosa è successo a Ndicka?

«Ho saputo, ma poi mi sono informato e mi hanno subito tranquillizzato».

Che idea si è fatto?

«E’ sempre stato cosciente, il cuore non si è fermato, questo è stato fondamentale. La paura è stata tanta, posso immaginare, ma penso che possa essere una situazione gestibile».

La sua a Bologna, in quel freddo dicembre del 1989, fu molto meno gestibile.

«Io ero quasi morto. Il cuore mi si era fermato, sono caduto a terra, avendo perso i sensi. Sono stato fortunato io e lo è stato anche Ndicka».

Si riferisce ai soccorsi?

«Nel mio caso furono decisivi, il defibrillatore può salvare una vita. Per quanto riguarda Ndicka non c’è stato bisogno, ma è stato fondamentale poter fare subito un elettocardiogramma allo stadio. Lì hanno capito che c’era un’anomalia e lo hanno portato in ospedale per proseguire accertamenti».

Non sono un po’ troppi i casi di malori del genere negli atleti?

«Sì, ma ci sono sempre stati. C’erano ai miei tempi, ci sono stati prima e li vediamo anche oggi. Può dipendere da tanti fattori, non possono essere accomunati da un solo problema. Dipende da giocatore a giocatore. C’è chi ha perso la vita in campo e chi, come Astori, nel sonno».

Eriksen non ha potuto più giocare in Italia.

«Qui ci sono regole più rigide, in Inghilterra meno e li ha potuto continuare la sua carriera».

Secondo lei, Ndicka rischia di non poter più giocare?

«Non lo so, non sono un medico e non ho parlato con gli specialisti che lo seguono, posso solo fare una valutazione figlia di esperienze: per quello che è accaduto, per essere uscito cosciente dal campo, io penso che possa riprendere la sua attività. O quantomeno diciamo che sono ottimista. Certo, la paura è stata tanta».

 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero