Il presente dell'Italia è inquietante, come si è visto nella gara di Firenze contro Malta, nazionale che è al 159° posto del ranking Fifa. Ma a preoccupare di più è il...
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MAI COSÌ SCADENTE
L'allarme è scattato giovedì sera, anche perché sono venute in mente le eliminazioni lampo negli ultimi 2 mondiali, con Lippi in Sudafrica nel 2010 e con Prandelli in Brasile nel 2014. La situazione, anche con il nuovo ct, non è cambiata. Per certi versi è peggiorata. Perché è uscito di scena qualche campione e i nuovi innesti si stanno dimostrando non di spessore internazionale. Il successo contro Malta, con rete di gomito di Pellè, è il peggiore della storia azzurra. Le altre tre vittorie casalinghe contro questa nazionale sono state migliori per gioco e soprattutto gol: 5 a 0 con Vicini ct, 6 a 1 con Sacchi e 2 a 0 con Prandelli.
SCELTA RIDOTTA
L'Italia, insomma, è da rifare. «Siamo tutti in discussione» ha ammesso Conte che, dopo l'Europeo, si farà da parte, convinto di non riuscire a lavorare come vorrebbe. La crisi del movimento si sta divorando per primo lui. Precario come i suoi convocati. Il ct, a fine partita, è stato di una sincerità mostruosa. Si è preso i 3 punti e il primo posto nel gruppo H, senza chiedere altro, anche perché conosce meglio di tutti la carestia del nostro calcio, sempre più povero di talenti. Ma, per uno come lui, una dichiarazione del genere equivale a una sconfitta. Anche ieri pomeriggio, a Coverciano, ha radunato in sala video i giocatori per una nuova lezione tattica (a Palermo, ritorno al 3-5-2, con Barzagli, Bonucci e Chiellini in difesa, De Rossi regista e Florenzi mezzala: così nelle prove di ieri). E per elencargli gli errori fatti contro la nazionale di Ghedin. Il primo tempo è stato deprimente. Senza idee e conclusioni, con gli azzurri prevedibili in tutt'e tre i settori: terzini bloccati, centrocampisti lenti e attaccanti statici. Più che il gioco, però, sono i calciatori a finire in queste ore sotto la lente di ingrandimento. Manca chi è in grado di fare la differenza, a prescindere dall'avversario. Il ct ha dovuto chiamare 9 giocatori (su 28) che giocano all'estero. Solo Giovinco ha rinunciato. E 3 sono stati titolari: Pirlo, Darmian e Pellè. In Italia c'è sempre meno. Conte ha già avvisato il gruppo: chi non è titolare nel proprio club e gioca poco (o niente), la prossima volta (o, comunque, alla lunga) resterà a casa. Pasqual e Gabbiadini, scesi in campo dall'inizio contro Malta, non hanno spazio rispettivamente nella Fiorentina e nel Napoli. In bilico anche altri: Ranocchia e Immobile, entrambi in tribuna al Franchi, e spesso esclusi pure nell'Inter e nel Siviglia, Zaza che è rimasto in panchina a Firenze proprio come gli succede nella Juventus. Fuori dalla lista dei 23 per la gara di Firenze pure El Shaarawy che ha già perso il posto nel Monaco, dentro Sirigu che nel Psg è invece diventato riserva.
LUCE SPENTA
Pirlo è stato la grande delusione della notte Fiorentina. Se a Torino lo rimpiangono, a Coverciano cominciano a pensare che presto non sarà più tra i convocati. «Mi tengo per me il giudizio sulla coppia». Conte non ha commentato l'esperimento con l'ex regista della Juve assistito dall'emergente Veratti. Che è stato chiaro nel dopo gara: «Spettava a Pirlo comandare il gioco». Il ragazzino è sembrato lucido pure fuori del campo: «Nel primo tempo non ci siamo mai presi rischi, nel dribbling o al tiro». Ha ragione. Sia lui che il suo compagno di reparto hanno verticalizzato poco (rispettivamente 29 e 27 per cento dei palloni giocati, meno di un terzo). Il ct dovrà scegliere uno solo dei due. Ma il problema va esteso al gruppo. Più di un calciatore ha dato l'impressione di essere spaventato. O fiacco: Bertolacci è già tornato a casa per un fastidio muscolare. Non è un caso che fisicamente i migliori sono stati i due che giocano in Premier: Darmian e Pellè. Quest'ultimo, tra le punte, è l'unico titolare nel club. Gioca, però, nel Southampton. Gli attaccanti delle nazionali migliori d'Europa partecipano con i loro club alla Champions. Graziano no. E si vede. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero