Incapace di vincere da sette partite di campionato più, scivolato a 17 punti dalla vetta della classifica e a otto punti dal quarto posto, obiettivo così minimo che...
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IL GIOCO
Il guaio è che il Napoli attuale non si può dire che giochi male, è che troppo spesso non gioca proprio. Difficile dire a questo punto se sia più insanabile la frattura fra società e giocatori, quella fra giocatori e Ancelotti o quella fra società e Ancelotti. Gli spifferi che escono da casa De Laurentiis su un allenatore ormai a fine corsa - si tratterebbe solo di stabilire il quando fra subito, la sosta natalizia o fine stagione - certo non aiutano.
I RISCHI
Ma il rischio che la nave affondi in un naufragio che coinvolgerebbe tutti i crocieristi, incolpevoli tifosi compresi, può essere sventato soltanto se i protagonisti delle liti recenti si rendono disponibili a fare un passo indietro. Tutti perché tutti hanno sbagliato: prima De Laurentiis a cercare di imporre, con modalità improprie, un ritiro poco motivato, poi i giocatori, molto di più, ammutinandosi di fronte a una disposizione comunque legittima della società, ma anche l'allenatore, rimasto a metà del guado, criticando la scelta del ritiro, ma accettandola personalmente lasciando così soli i giocatori. Ancelotti avrebbe potuto o schierarsi del tutto a fianco dei suoi calciatori o, al contrario, battersi per convincerli a non disubbidire in modo tanto plateale. Per evitare di buttare una stagione al macero, forse basterebbe che i giocatori ora chiedessero scusa pubblicamente, che De Laurentiis riducesse in modo significativo l'entità delle multe e che Ancelotti ricominciasse a fare quello che sa fare benissimo: preparare la squadra. Se accadesse questo miracolo, si può essere ragionevolmente sicuri che il gioco, come a inizio stagione, ricomincerà a scorrere piacevole ed efficace. Altrimenti non basterà neppure cambiare allenatore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero