Giocatori vanitosi in coda davanti allo specchio prima del fischio d'inizio, interessati più ai soldi che ai successi in campo. È l'immagine del calcio moderno che...
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Mou parla del suo presente ma anche del suo passato a Madrid, descrivendo lo spogliatoio del Real ad un camerino di primedonne. «Molte volte prima della partita i giocatori del Real Madrid si mettevano in coda davanti allo specchio facendo attendere l'arbitro che era già nel sottopassaggio - le parole di Mou -. Ma questa è la società di oggi. Ci sono giovani a cui interessano queste cose. Io ho 51 anni e se voglio lavorare con i ragazzi devo capire il loro mondo. Come posso impedire che i miei giocatori twittino sul bus se lo fanno anche i miei figli? Mi devo adattare al momento».
Giocatori specchio dei tempi, anche nell'impazienza con cui inseguono i soldi. «Sono un allenatore dal 2000 e sono alla seconda generazione di calciatori. In passato i giocatori cercavano di diventare ricchi durante la loro carriera. Ora invece la gente che gli gira attorno vuole che lo diventino ancor prima dell'inizio. Quando firmano il loro primo contratto o quando non hanno ancora giocato una sola partita in Premier League. E questo rende tutto più difficile per i club». Che possono difendersi solo investendo sui giovani, da allevare ed educare. «Noi lavoriamo perchè il nostro settore giovanile fornisca le migliori indicazioni ai giovani calciatori, così che seguano l'esempio del passato, dei Lampard e dei Terry, affamati di vittorie».
Il Mou-bis finora è stata una scelta azzeccata: primo posto in Premier League, quarti di Champions League a portata di mano. «Non sono preoccupato di perdere il mio lavoro e quando non hai paura non senti la pressione, e ti puoi esprimere meglio, ti fa sentire meglio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero