Il 10 di Roberto Mancini, il suo numero di maglia da giocatore, fa sentire di nuovo grande l’Italia. E’ il numero che rappresenta la nuova éra dopo la...
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PATTO INTERNO
Il percorso di quest’Italia, in attesa di qualche test contro big del pianeta (2 amichevoli, ancora da definire, a marzo), è insomma affascinante e intrigante. Ma Mancini non si accontenta di incassare i complimenti per il gioco coinvolgente e dominate della Nazionale. Vuole che il gruppo, più o meno già blindato verso l’Europeo e quindi con chance al minimo per Balotelli, non sia penalizzato da quanto avviene in campionato. Il ct, proprio a Zenica, ha avuto in questo senso la risposta migliore. Merito suo, però. Perché ha coinvolto alcuni titolari che nei rispettivi club sono in disgrazia o quasi: Florenzi, Insigne e Bernardeschi. Lui li ha schierati dall’inizio contro la Bosnia. e, a guardare la prestazione, collettiva e dei diretti interessati, ha fatto bene.
RIVALUTAZIONE AZZURRA
Sorridono i protagonisti. Con il ct e anche con le loro società che dovrebbero ringraziare la Nazionale e chi la guida. Titolari riqualificati. E rivalutati. Perché non si sa mai, potrebbero finire sul mercato e già a gennaio. Florenzi è panchinaro, da 6 partite, nella Roma: Fonseca gli ha preferito Spinazzola, Santon e Cetin. Mancini, anche in pubblico, gli ha invece garantito il posto all’Europeo. Fuori il capitano quando è in giallorosso, ma titolare in azzurro. Insigne ha appena fatto pace con Ancelotti, ma l’ammutinamento del Napoli dopo la partita contro il Salisburgo è stato deleterio per la sua situazione. Il rapporto con la tifoseria è complicato. Da sempre. Con l’Italia, però, ha subito ripreso quota: dentro dall’inizio, gol ed entusiasmo ritrovati. Scatenato, invece, Bernardeschi. Nel ricamo e nel concreto. Di corsa dal primo minuto, come se volesse scappare dai fischi che prende quando veste la maglia della Juve. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero