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Ieri, mentre suonavano le sirene nel Golfo di Hauraki e accompagnata da un vero e proprio convoglio di barche di ogni dimensione Luna Rossa Prada Pirelli rientrava in porto con le insegne di vincitrice della Prada Cup - una enorme bandiera rossa con scritto “Winner” issata in testa d’albero al posto della vela principale - ben inquadrato dagli obiettivi della televisione, Te Rehutai, lo scafo rosso e nero del Defender neozelandese, sfrecciava su e giù nei pressi del campo A sul quale si erano appena concluse le ultime due prove della Prada Cup vinte dalla Luna. Una presenza non casuale. Da una parte il messaggio: «Siamo qui ad aspettarti, ora te la dovrai vedere con noi». Dall’altro un modo per studiare le caratteristiche della rivale. Le regole di questa edizione della Coppa non permettono di allenarsi con altri AC75 e hanno impedito al Defender di partecipare alle selezioni tra challenger. Le uniche regate che i kiwi hanno potuto disputare con avversari veri, sono state le America’s Cup World Series prima di Natale, visto che la Christmas Race non si è corsa per assenza di vento e che a causa del Covid le regate previste tra la primavera e l’estate scorsa in Europa sono state annullate. Una circostanza che ha permesso agli uomini dello skipper Grant Dalton e del timoniere Peter Burling di prepararsi solo con infinite sedute al simulatore, del quale sono considerati maestri, ma che è diverso da affrontare un avversario reale. Ecco quindi l’interesse a capire, e a misurare le performance di Luna Rossa che rispetto a dicembre è tra l’altro migliorata molto, sia come conduzione, che come prestazione. I neozelandesi hanno una esperienza trentacinquennale di America’s Cup. Il loro debutto, con il primo 12 Metri SI in vetroresina,, fu a Fremantle in Australia nel 1986, quando Dennis Conner riuscì nell’impresa di riconquistare la Coppa persa nel 1983 a Newport contro Australia II. I tempi di Azzurra e di Italia. Sono tosti, determinati e gli AC 75 se li sono inventati loro.
DESIGN DI CASA
È il loro Design Team che ha scritto la regola, accettando sì il desiderio di Patrizio Bertelli di avere un monoscafo, ma dotandolo di foil che l’ha reso volante.
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Il Messaggero