Lazio, Lulic: «Fra un po' torno. Per il futuro non ho ancora deciso»

Lazio, Lulic: «Fra un po' torno. Per il futuro non ho ancora deciso»
«Ancora un po’ di tempo, ma prima o poi rientro…». Torna a parlare dopo mesi di silenzio, Senad Lulic, l’eroe dell’era moderna in chiave...

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«Ancora un po’ di tempo, ma prima o poi rientro…». Torna a parlare dopo mesi di silenzio, Senad Lulic, l’eroe dell’era moderna in chiave biancoceleste. Simbolo di un derby e di una Lazio che il 26 maggio del 2013 sconfisse nella finale di Coppa Italia la Roma, con un suo gol. È amato ancora tanto, il bosniaco e c’è sempre un pizzico di rammarico per come è andato via, in silenzio senza essere salutato dal suo pubblico. Prima o poi tornerà e riceverà il giusto e meritato tributo per un ragazzo che alla società biancoceleste ha dato tanto, fino a quasi rimetterci la carriera per via dell’infortunio alla caviglia e mal gestito nel post-operazione. Tutto dimenticato, adesso Senad è in pace in Coira con la sua famiglia e al calcio ci pensa fino a un certo punto. «Ritiro? Non ho ancora preso una decisione definitiva su come procedere – ha spiegato Lulic in un’intervista al quotidiano Blick -. Al momento sono nella fase in cui sto valutando cosa è meglio per la mia famiglia e per me. Sono senza club da fine maggio. Mi concedo ancora un po' di tempo».

 

 

​Lazio, Lulic: «Fra un po' torno. Per il futuro non ho ancora deciso»

OBIETTIVO. Sul futuro non chiude alcuna porta anche se è un po’ criptico sul ruolo che dovrà avere: «Se ci fosse un progetto interessante. La Svizzera? È sempre stato l'obiettivo mio e di mia moglie tornare a casa in Svizzera. Ora siamo tornati a Coira, i nostri figli vanno a scuola qui, qui ci siamo sistemati. Vedremo se sarà Svizzera, sarebbe fantastico. Ma non escludo un impegno all'estero. Ma dovrebbe essere eccitante e redditizio. Ne deve valere davvero la pena, perché mi piace molto passare il tempo con la mia famiglia. Con tre bambini rimango in forma e ogni tanto vado a giocare a tennis o faccio qualcos'altro. Ma non è mai la stessa cosa di quando ti alleni in una squadra».

NOSTALGIA. Non lo dice con chiarezza, ma la Capitale e gli allenamenti gli mancano un po’. E poco importa se in città non poteva fare un passo che era subito circondato dai tifosi: «Fino al mio gol nella finale di Coppa Italia del 2013 contro la Roma mi muovevo senza problemi in città, dopo quella rete è diventato impossibile. Ma questo fa parte del nostro lavoro e io ero contento. Qui a Coira è tutto diverso. Qui possiamo mangiare fuori in tranquillità. L'esperienza a Roma è stata fantastica, abbiamo tanti amici, anche al di fuori del calcio. Due dei nostri tre figli sono nati lì. Amavamo vivere a Roma e ancora oggi andiamo spesso. I nostri figli sono cresciuti trilingue, bosniaco, italiano e tedesco».

 

 

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Il Messaggero