Liverpool-Roma: Salah è un incubo, i suoi ex compagni pure

Liverpool-Roma: Salah è un incubo, i suoi ex compagni pure
Eccolo, finalmente, il fischio d’avvio di Brych. Dopo giorni, anzi settimane interminabili di ricordi di ogni tipo, più o meno veritieri o romantici, la parola passa...

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Eccolo, finalmente, il fischio d’avvio di Brych. Dopo giorni, anzi settimane interminabili di ricordi di ogni tipo, più o meno veritieri o romantici, la parola passa al campo. E d’incanto tutto quello che era stato detto, scritto e raccontato nell’infinita vigilia, ansie comprese, passa in secondo piano, terminando fatalmente in archivio. Comincia la partita e il passato lascia spazio al presente, che stavolta è soltanto uno strumento per ipotecare il futuro. C’è in palio Kiev, la finale, un traguardo che a Trigoria, nella passata estate, non era stato minimamente calcolato e che invece è diventato un obiettivo. Centottanta minuti abbondanti di gioco nell’arco di una settimana, tra l’Inghilterra e l’Italia, per fare la Storia.

 
Tutti gli occhi puntati sull’ex Salah, ovviamente. Che prima dell’inizio della partita abbraccia uno per uno i suoi ex compagni e che poi, dopo una traversa di Kolarov, diventa il protagonista della terrificante serata romanista di Anfield. Un gol capolavoro, con un sinistro proprio nel sette alla destra di Alisson, poi un tocco morbido sul portiere brasiliano in uscita dopo una velenosa ripartenza centrale dei Reds e dormita dei difensori di Eusebio Di Francesco. Roma stordita, già quasi al tappeto all’intervallo. Roma rea di aver mollato quasi subito da un punto di vista tattico e troppo scoperta con la difesa a tre di fronte alle accelerazioni degli uomini di Jurgen Klopp.

FIAMMATA
Salah, marcato con eccessiva approssimazione, fa un po’ quello che gli pare e ogni volta che prende il pallone dà l’idea di poter fare gol. Oppure di far segnare un compagno impegnato costantemente nel facile uno contro uno. Un incubo. Contro il quale la Roma, molle e debole nei contrasti, non sa, non riesce a difendere. Questione di metri, cioè di geometrie, ma anche di testa di chi non sa interpretare le necessità del momento. Tenuta mentale (e tattica) pari allo zero, ampliata dal terzo, quarto e quinto gol dei padroni di casa, con Salah nelle vesti di assist man. Una mazzata terrificante, assorbita parzialmente dall’uno-due Dzeko-Perotti (con Salah in panchina). Una fiammata che acuisce rabbia e rimpianti, e che regala anche speranze in casa romanista.

Eccolo, il fischio finale di Brych. Tutti negli spogliatoi per una settimana. Kiev, adesso, per la Roma sembra molto più lontana. Irraggiungibile, quasi. Come quella notte al Camp Nou...
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Il Messaggero