Sempre bello è il gesto dell’andare. Ma, spesso, ancor più delizioso è il rito del tornare. Certo, indovinare l’istante esatto è...
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LE CINQUE FINALI
Va annotato che l’invito è rinforzato da una certa preparazione, considerando che in Inghilterra un calciatore può fregiarsi del titolo di campione se gioca almeno cinque sfide stagionali con il club trionfatore. In linea teorica, tra l’altro, a dar forma al sogno dei tifosi (e di Gerrard) basterebbe un mese: tra il 18 aprile e il 17 maggio, d’altronde, il Liverpool disputerà le ultime cinque gare del torneo. Il 9 maggio, poi, si misurerà anche con il Chelsea, ed è logico che i pensieri e i ricordi volino alla partita dell’aprile del 2014: Gerrard, contro ogni logica e a dispetto del suo talento, regalò a centrocampo un pallone delittuoso (e la vittoria) al Chelsea, negando nella sostanza il titolo ai Reds e consegnandolo al City. Un dramma calcistico, allagato da fiumi di lacrime.
DESTINO SGARBATO
Dev’essere comunque rimasto un soffio di poesia nel calcio britannico. I tifosi adesso sognano: non per puntiglio illusionistico, nemmeno per spirito di rivalsa verso un destino sgarbato: giusto per il rispetto della coscienza della tradizione e delle radici. Bisogna pure chiarire che l’ipotesi è pressoché intraducibile nella pratica, perché Gerrard deve condurre i Rangers in campionato, in Europa League e nel particolare tratto finale della Scottish Premiership. Baciato da una bravura misurabile in numeri a dieci cifre, Steven festeggerà però il titolo del Liverpool rigirandosi nella mente e nel cuore la felicità e il rammarico. Troverà, senza dubbio, un tempo migliore per celebrare il rito del ritorno.
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Il Messaggero