Barcellona-Real, nel deserto del Camp Nou un Clasico povero. E Zidane rischia

Barcellona-Real, nel deserto del Camp Nou un Clasico povero. E Zidane rischia
L’ultima volta ha vinto il Real per 2 a 0, ipotecando così il titolo. Era il 1° marzo e il calcio mondiale stava per piegarsi alla pandemia di Covid, chiudendo i...

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L’ultima volta ha vinto il Real per 2 a 0, ipotecando così il titolo. Era il 1° marzo e il calcio mondiale stava per piegarsi alla pandemia di Covid, chiudendo i battenti fino all’estate. Il Clasico torna dopo quasi otto mesi, in un Camp Nou vuoto e spettrale, oggi pomeriggio alle 16 (diretta su Dazn) e sia i Blancos sia il Barcellona non se la passano affatto bene. La Liga la comandano Real Sociedad e Villarreal con 11 punti dopo sei gare, il Real ne ha 10 (con 5 partite però) e i blaugrana sono addirittura noni in classifica con 7 punti in quattro partite.


ZIZOU IN PICCHIATA
La crisi di entrambe è economica e tecnica, ma quella del Barça è aggravata anche dalla crisi politica in seno al club. La sponda madridista è reduce da una settimana infernale. Zidane ha perso due partite in casa (al Di Stefano di Valdebebas, vista la chiusura per lavori del Bernabeu). Sette giorni fa ha ceduto nientepopodimeno che davanti al Cadice (gol di Lozano al quarto d’ora e Real che può recriminare solo per la traversa centrata da Benzema all’82’); mercoledì, invece, è stato lo Shakhtar Donetsk in Champions a violare la tana delle Merengues con tre gol segnati in un primo tempo horror della squadra di Zidane, alla quale non è bastata una ripresa tutta orgoglio per rimediare (2-3 il finale). Doppio passo falso che ha mandato sull’orlo del baratro l’ex centrocampista francese, che ha cominciato col broncio una stagione in cui l’unico acquisto è stato il ritorno dell’ex baby prodigio norvegese Martin Odegaard (oggi 21enne, acquistato cinque anni fa per 4 milioni e un contratto da due l’anno: record per un sedicenne) a un passo dalle dimissioni e a rischio esonero. I rumors danno la bandiera Raul pronta a prendere il posto di Zizou, ma in lizza ci sarebbero pure i disoccupati Pochettino e Allegri.
MESSI VS BARTOMEU

A decidere del destino della panchina del Real sarà il Barcellona che ha rischiato, la scorsa estate, di non essere più di Messi. L’argentino ha seppellito pubblicamente l’ascia di guerra nei confronti del presidente Bartomeu, al quale aveva mandato un fax a fine agosto con la sua volontà di applicare la clausola rescissoria e andarsene. Pesavano (e pesano) le accuse alla dirigenza di aver assoldato una società per creare profili social falsi, atti a screditare la reputazione dell’argentino e degli altri giocatori leader dello spogliatoio. Accuse su cui Bartomeu, al di là delle smentite, non è riuscito mai a fare chiarezza. «Leo meriterebbe che gli si intitolasse il Camp Nou. Gli ho chiesto di resistere», ha rivelato Gerard Piqué uno dei senatori del Barça che ha recentemente rinnovato il contratto (così come Ter Stegen, de Jong e Lenglet) accettando di dimezzarsi lo stipendio fino a quando la crisi Covid non sarà superata. Messi, Piqué e compagni non hanno mai digerito l’esonero di Valverde e l’avvento di Setien. Solo l’arrivo di Koeman ha convinto la Pulce a restare e a fare da chioccia a Ansu Fati, il nuovo fenomeno blaugrana che “minaccia” di lasciare la sua firma sul Clasico di oggi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero