Il passaggio della finale di Copa Libertadores oltreoceano, a diecimila chilometri di distanza, dall’Argentina alla Spagna dei conquistatori, nella Madrid monarchica, al...
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Ad ogni modo i voli in partenza dall’Argentina sono andati tutti esauriti in tre ore e stanno per riempirsi anche tutti gli aerei in partenza da Lima, San Paolo e Montevideo.
GESTIONE RIDICOLA
Un gigantesco pasticcio, dovuto a una gestione ridicola di un evento unico, caricato di epica, un grande incendio emotivo che si è spento per imperizia, riaccendendosi con una geografia e un pubblico differente (anche se in Spagna risiedono 250mila argentini). Problema che si è posto anche Diego Armando Maradona domandando cosa accadrà quando si dovrà giocare in campionato la partita e il River tornerà alla Bombonera. Ponendo anche la questione economica al presidente della repubblica Mauricio Macri, suo bersaglio fisso e includendolo in un giudizio molto negativo con Alejandro Domínguez (presidente Conmebol) e Claudio Tapia (AFA): «Sono il flagello del calcio, incapaci nel loro lavoro». La Conmebol non ha ancora punito il River ma l’ha sicuramente penalizzato togliendo il fattore campo, e portando l’assegnazione della Copa Libertadores, il prossimo 9 dicembre, fuori dal territorio sudamericano dopo 58 anni. Un grosso prezzo che pagano gli argentini e il calcio argentino, per una mancanza di responsabilità e organizzazione di chi lo dirige. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero