Le leggende del Basket italiano si sono riunite nella Locker Room della As Luiss

Le leggende del Basket italiano si sono riunite nella Locker Room della As Luiss
Ettore Messina, Sardara, Meneghin e Brunamonti  sono stati i protagonisti nello spogliatoio virtuale dell’AS Luiss ...

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Ettore Messina, Sardara, Meneghin e Brunamonti  sono stati i protagonisti nello spogliatoio virtuale dell’AS Luiss

Le leggende del Basket italiano si sono riunite nella Locker Room

Ettore Messina, coach Olimpia Milano: “E’ bellissima l’iniziativa di Cremona di formare una squadra di soli giovani italiani allenati da Meo Sacchetti. Il basket e lo sport in generale devono ripartire dalle basi. Se negli USA il sistema NCAA è la punta dell’iceberg di una cultura sportiva con alle spalle un sistema scolastico potentissimo, in Italia siamo al paleolitico: nelle scuole medie e superiori non si riescono a fare due ore di educazione fisica durante la settimana. L’unico esempio virtuoso di istituzione che unisce sport e formazione è, a livello universitario, il caso della Luiss è una realtà di altissimo livello, ma purtroppo è un caso isolato. Il tema è però tentare di cambiare qualcosa alle fondamenta: è un tema di ristrutturazione sociale, dobbiamo partire dalle basi”. 

Stefano Sardara, Presidente Dinamo Sassari: “Ante Covid19 abbiamo pensato con la Luiss di partire con un progetto per valorizzare alcuni giovani della Sardegna che andranno a giocare a Roma con la squadra dell’Università. Studiare e giocare fa la differenza: tutto il sistema dovrebbe seguire l’ambiente Luiss, apripista e realtà oggettiva che tocchiamo con mano, un esempio virtuoso che deve essere aiutato e sostenuto con i club e la Federazione”

Paolo Del Bene, Direttore Associazione Sportiva Luiss: “Vogliamo lanciare l’idea della NCAA italiana: bisogna cavalcare il cambiamento: costringere il Presidente FIP Gianni Petrucci a provarci. Bisogna svoltare, inventare un modello sostenibile: il modello Luiss ha permesso a tanti ragazzi di fare campionato decoroso come la Serie B: tutti i ragazzi che sono passati da noi e hanno giocato con noi oggi sono grandi manager” 
 
Roberto Brunamonti, Team Manager Nazionale A ed ex giocatore: “Ci sarà basket pre e post Covid19? Il nostro sport andrà avanti. Nei primi tempi tutte le squadre dovranno adeguarsi a questo nuovo ricominciare. Cosa cambierà non so dirlo, spero solo che ci possa essere la sicurezza totale di poter fare quello che si faceva prima. La salute è fondamentale, ma la voglia di tornare a giocare un campionato e di esaltarsi è tanta, sia a livello maggiore e che a livello di squadre non professioniste. Sono convinto che si ricomincerà con il massimo della sicurezza per gli atleti, per gli allenatori e tutti”. “Luiss è un modello. Ho vissuto primi passi dell’Università e so quante difficoltà iniziali ci sono state. A Paolo Del Bene il merito di aver raggiunto un risultato nel corso degli anni è nato un fiore e spero possano nascerne altri: abbinare sport e studio è un’idea tipicamente americana che però può trovare possibilità anche da noi, come dimostrato dalla Luiss” 
 
Raffaella Masciadri: “Il binomio sport-formazione ha caratterizzato tutta la mia carriera, e lo fa ancora. Da quando sono Presidente della Commissione Atleti ho voluto portare all’interno del tutto devono poter portare avanti carriera universitaria e sportiva, se lo vogliono. Lo sport mi ha aiutato nello studio, lo studio mi ha aiutato nello sport: possono coesistere. Volevo essere pronta per quando avrei finito di giocare. Le nostre Università a livello di qualità sono superiori a quelle degli USA. Nel basket femminile ci sono giocatrici che hanno provato e provano la strada USA, sono formate ma mancano di qualità rispetto alle nostre ragazze. Se riuscissimo a riproporre con le giuste proporzioni un modello americano qui in Italia, avrebbe grande successo”.
 

Antonello Riva: “Luiss è una realtà che vive da vent’anni. Ho conosciuto molti ragazzi che dopo aver giocato molti anni dovevano fare una scelta, se studiare o giocare. In Italia ci sono purtroppo ancora troppe poche strutture per giocare e studiare. Spero molte Università possano seguire l’esempio della Luiss”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero