​Lazio, Tare: «Il rapporto con i giocatori è la chiave per una collaborazione di successo»

Lazio, Tare: «Il rapporto con i giocatori è la chiave per una collaborazione di successo»
«I giocatori mi chiamano “Igli”. Non ho mai voluto che mi chiamassero direttore, perché ho sempre voluto instaurare un rapporto amichevole. E’ la...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«I giocatori mi chiamano “Igli”. Non ho mai voluto che mi chiamassero direttore, perché ho sempre voluto instaurare un rapporto amichevole. E’ la chiave per una collaborazione di successo». Parola di Igli Tare. Il direttore sportivo della Lazio, in un’intervista alla tv albanese Digitalb, è tornato a parlare del suo ruolo in società. «All’inizio non c’era scetticismo, ma le persone erano giustamente dubbiose in quanto il mio curriculum non aveva esperienze di questo genere – ha rivelato l’ex attaccante biancoceleste -. Nessuno se lo aspettava, per questo era lecito che in molti si ponessero delle domande nel momento dell’annuncio del mio nuovo ruolo da direttore sportivo».


SACRIFICI
Entrando nello specifico della suo lavoro, Tare ha spiegato quanto sia impegnativa la figura del dirigente: «La mia professione dà tanto, ma toglie anche tanto. Lo noto quando vedo mio figlio: ho iniziato a fare questo lavoro quando lui aveva due anni e ora è quasi un uomo come me. In questi anni gli è un po’mancata la mia presenza e gli sono riconoscente, così come anche a mia moglie, perché comprendono perfettamente cosa richiede questa professione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero