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Veleno per la Juve, passione per la Lazio. «Ho voglia di tornare a divertirmi e far divertire la gente». Parole e musica di Maurizio Sarri. Dopo tanta attesa, oggi è il suo giorno. Sbarcherà nella capitale e comincerà la sua nuova avventura con il club biancoceleste. I tifosi non vedono l’ora di abbracciarlo, ma dovranno pazientare ancora un po’. Tanti sostenitori di fede laziale volevano accoglierlo come si fa per un grande acquisto, fargli sentire il calore, l’affetto e l’entusiasmo che c’è attorno a lui. Ma, probabilmente, a meno di cambi di programma, non sarà così semplice avvicinarlo e farlo vedere alla gente. Il Comandante è atteso nella tarda mattinata, voleva avventurarsi in viaggio da solo, in macchina, ma pare che alla fine abbia optato per l’arrivo di un autista che lo preleverà nella sua casa vicino a Castelfranco in Toscana e lo porterà direttamente a Formello. Lui, scalpita per rimettere i piedi in campo, parlare con i giocatori e dirigerli in allenamento. Un contatto quotidiano che gli è mancato tanto. E l’ha fatto ampiamente capire ieri sera durante un’intervista a Sportitalia, dove era ospite d’eccezione. «Parliamo di tutto, ma per favore non mi chiedete della Lazio perché vorrei farlo davanti alla gente laziale», dice col sorriso ma anche col lo sguardo di chi la sa lunga e vorrebbe dire tanto.
DERBY E MOU
Della Lazio non dice tanto, ma quel che basta per accendere l’entusiasmo e far capire la filosofia e la voglia che porterà a Formello. «Alla Lazio vorrei tornare a divertirmi come è accaduto a Napoli, lì soltanto mi sono divertito ad allenare.
RANCORE BIANCONERO
Sulla Juve non si tiene e lancia diverse bordate. E non potrebbe essere altrimenti visto che sono 332 giorni di silenzio: «Quando abbiamo vinto lo scudetto non si è festeggiato, ognuno a cena per conto suo, adesso ho notato che hanno celebrato un quarto posto. Contenti loro. Ronaldo? Difficile gestire uno come lui, è una multinazionale. Ho sbagliato a lasciare il Chelsea. Il momento giusto per andare alla Juve era quest’anno, con meno aspettative».
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Il Messaggero