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Una schiarita può riportare l’arcobaleno. Da Castelfranco Sopra finalmente Sarri alla Lazio. E’ il giorno del giudizio: fuori o dentro, il contratto va firmato. Ieri Lotito e Tare si sono gettati a capofitto, limato con i propri avvocati ogni dettaglio, sciolto un assordante silenzio. Secondo loro, Maurizio è accontentato in tutto e per tutto, adesso deve dare un responso. E’ vero che la Juve e il Napoli avevano atteso le sue riflessioni molto più a lungo, ma la Lazio ha bisogno di dare l’annuncio. Sarri deve frantumare l’ansia di un popolo appeso già al suo io. C’è di nuovo quest’uomo al centro di tutto, atipico e un po’ orso, cresciuto a Bagnoli, ma con l’accento toscano. L’uomo in tuta è il promesso anti-Mourinho. Come ai tempi di Mancini, ha già dimostrato come s’ingaggia un duello rusticano. E’ riuscito a mettere niente di meno che il vulcanico Lotito con le spalle al muro all’ultimo nervo. Adesso la Lazio non faccia più nessuno scherzo.
RICHIESTE
Da grandi onori derivano però grandi responsabilità.
MERCATO
Il nodo principale dunque resta dunque il mercato in uscita (vuole massimo 26 elementi) e soprattutto in entrata, anche più del doppio ritiro richiesto: due difensori, un terzino, un centrocampista e un esterno. Sulla cessione di Milinkovic il veto assoluto. Tare ieri ha continuato a rassicurarlo, dunque Sarri ora può fidarsi e chiudere il cerchio. Lotito gli è andato incontro sotto ogni aspetto e attende un sì assoluto: «Noi siamo la Lazio e avremo comunque un tecnico». Tradotto: c’è ottimismo, ma il telefono sabato notte è già stato rialzato. Solo in caso di altro poco prevedibile dietrofront, però, Pirlo, Liverani, Vitor Pereira, Villas Boas e pure Mihajlovic tornerebbero in ballo. Sarri è il prescelto, ma non all’infinito. Spenga l’ultima sigaretta, la prossima può fumarla a Formello.
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Il Messaggero