Novanta minuti dopo una settimana di parole. Novanta minuti dopo un campionato lungo e pieno di ostacoli. La Champions è lì a portata di mano e Lazio e Inter...
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NUOVI ORIZZONTI
La Lazio dopo una cavalcata straordinaria si ritrova, per colpe sue e non, a doversi giocare tutto all’ultima gara. Un campionato da applausi quello dei biancocelesti inseriti ad inizio anno molto più indietro in una ipotetica griglia di partenza. Inzaghi è stato bravo a ribaltare pronostici e giudizi. Immobile e compagni hanno dimostrato di avere uno spogliatoio d’acciaio capace di resistere anche ai venti avversi e soprattutto di giocare un ottimo calcio. Per larghi tratti della stagione anche superiore a quello del decantato Napoli di Sarri. Tanti i record polverizzati: eguagliati i punti fatti in una stagione, 40 punti in 18 trasferte, miglior attacco stagionale con 87 reti e maggior numero di gol fatti in totale 117. Numeri che valgono ancor di più se si pensa che sono stati fatti il secondo anno, quello fatale a Petkovic e Pioli. Una sorta di maledizione che Simone ha saputo annientare nonostante non sia mago Merlino. Peccato che non siano bastato e centrare l’obiettivo Champions. E a pensarci bene sembra quasi assurdo. Serviranno altri novanta minuti alla Lazio per tornare a sentire quella musichetta che i biancocelesti non ascoltano da ben 11 anni. Basti pensare che Tare giocava ancora. Entrare in Champions significa fare un ulteriore salto di qualità, significa entrare in un’altra dimensione. E in questo momento alla Lazio serve proprio questo: una visibilità diversa.
BOCCATA D’OSSIGENO
Discorso differente per l’Inter che non naviga certo in acque calme. I nerazzurri, in vista dell’ultimo periodo di monitoraggio della Uefa (che si chiude a giugno con la necessità del pareggio di bilancio), devono assolutamente centrare l’obiettivo. Il quarto posto rappresenterebbe un sollievo per i conti: qualificarsi per la Champions da un lato garantirebbe al bilancio della stagione 2018-19 i soldi dell’Uefa circa (40 milioni), dall’altro consentirebbe di inserire i bonus previsti dagli sponsor e un assegno più alto da parte della Lega nella rendicontazione 2017-18. Senza la Champions League (manca dalla stagione 2011-12), gli effetti sarebbero rovinosi e si ripercuoterebbero a più livelli. Innanzitutto continuerebbe la perdita di perderebbero appeal e a cascata poi arriverebbero meno sponsor e meno soldi dai diritti televisivi e anche un pubblico più scarso e più arrabbiato a San Siro. Di sicuro in estate si assisterebbe ad un altro calciomercato all’insegna del risparmio con campioni come Icardi pronti a salutare. Novanta minuti per ribadire il predominio (la Lazio) o per rovesciare il mondo (l’Inter). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero