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Mancio primatista, se n’è accorto il pianeta. Ma il record dei record deve ancora venire. In teoria è vicinissimo. E inedito per la Nazionale. La nostra e le altre del mondo. Due titoli nello stesso anno e a distanza di tre mesi. L’Europeo è stato festeggiato l’11 luglio. Ma se l’Italia dovesse subito ripetersi, ne potrebbe mettere in bacheca un altro il 10 ottobre, quando a San Siro è fissata la finale di Nations League. L’avversaria sarà la vincente della sfida del 7 a Torino tra la Francia campione del mondo e il Belgio in testa al ranking Fifa e battuto dagli azzurri nei quarti di Euro 2020. Mancini, se vuole togliersi anche questo sfizio, deve (ri)battere la Spagna. Nuova semifinale, il 6 ottobre a Milano, dopo quella vinta a Wembley ai rigori.
STRISCIA PAZZESCA
L’anniversario per il nostro ct è oggi: l’ultima partita persa dall’Italia, proprio in Nations League, il 10 settembre del 2018 a Lisbona con il Portogallo, all’epoca campione d’Europa e in quella partita senza CR7.
SALTO IN ALTO
Roberto ha iniziato il suo percorso nel maggio 2018, prendendo l’Italia al 20° posto del ranking Fifa. Ad agosto si è ritrovato al 21°, ma in tre anni, anche per il trionfo di Wembley, ha recuperato fino al 5° posto. Davanti ha solo il Belgio, il Brasile, la Francia e l’Inghilterra. Ha riqualificato, insomma, il nostro calcio, scegliendo lo spirito dominante e propositivo. E coinvolgendo i giocatori: 78 convocati (68 utilizzati) e 36 debuttanti. Puntando sui giovani: gli ultimi Raspadori e Kean. Il Qatar è di nuovo in vista. A una vittoria. Se gli azzurri battono la Svizzera il 12 novembre all’Olimpico sono qualificati da primi anche perdendo poi in trasferta con l’Irlanda del Nord: sarebbero promossi per la differenza reti in caso di arrivo a pari punti (dando, quindi, per scontati i successi della nazionale di Yakin contro l’Irlanda del Nord, la Lituania e la Bulgaria). Nello scontro diretto potrebbe anche bastare il pari, senza però tornare poi da Belkast con un ko.
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Il Messaggero