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«Io non ho ricevuto telefonate. Io». Roberto Mancini risponde sintetico, dopo la vittoria contro la Lituania, alla domanda, più che legittima, su eventuali pressioni delle società di Serie A per liberare in anticipo un giocatore o semplicemente per non utilizzarlo. Resta appeso all’«Io», però, l’interrogativo sulla grande fuga. Il ct, parlando al singolare, fa capire di non escludere a priori che qualche chiamata sia arrivata (da ex azzurro sa che in passato è successo). Indirettamente, dunque. A chi, se ci fosse stata, è però quasi impossibile accertarlo. Ma resta, purtroppo, il tristissimo epilogo: di 34 convocati, 35 con Calabria arrivato in corsa a Coverciano, ne sono rimasti a disposizione solo 23 per l’ultimo match, quello di mercoledì sera a Reggio Emilia. Giusto quelli utili per compilare/completare la lista di gara.
SGARBO PLATEALE
Numericamente, quanto è accaduto nel ritiro dell’Italia per il trittico delle qualificazioni mondiali, non ha precedenti nella storia della Nazionale che spesso è stata snobbata.
CATTIVO ESEMPIO
Potrebbero giocare gli altri. Chi è stato frenato da guai muscolari - sono 8, esclusi Mancini (infiammazione alla pianta del piede) e Insigne (problemi famigliari) - ha già fatto sapere di non avere lesioni. È il primo step verso il ritorno (immediato) in campo. Si allenano, chi più e chi meno. L’esodo di massa rimane e incide sull’immagine dell’Italia. Lazzari ci prova, come Pellegrini e Immobile. Anche Verratti ed Emerson in Premier. Sensi è guarito d’incanto. Si è liberato dell’azzurro (risentimento al polpaccio), ma via social ha tranquillizzato i tifosi dell’Inter: appuntamento a domenica. Il ct non ha gradito. Ha, invece, apprezzato Zaniolo, rimasto in ritiro da indisponibile. «Se a volte è possibile salvaguardare qualcuno, non vedo il problema: lo abbiamo sempre fatto e lo faremo ancora» chiarisce Mancini. Domani c’è Napoli-Juve. Appena è partito Insigne, sono finiti in panchina i senatori Bonucci e Chiellini, addirittura Locatelli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero