Fra il Tardini e il Mapei c’è l’abisso, perchè il Sassuolo ha dietro una comunità di 70mila persone, pochi ultras, mentre il Parma è...
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Tante ne deve usare la squadra del presidente Campedelli, spacciato salvo miracoli. Di Carlo ha fermato il Napoli e la Lazio, naturale che stoppi anche i crociati, decisamente migliori in trasferta, quando possono essere vagamente passivi.
Lucarelli è in panchina come team manager, servirebbe il suo nerbo, a 41 anni, ma il fratello Cristiano gli aveva consigliato di smettere già con la serie D. I 7 grandi di Nuovo Inizio puntano all’Europa, al più presto, anche se i tifosi pensano alla salvezza.
Il Parma non ha fretta, nel secondo tempo subisce il gol di Stepinski, la pareggia 7’ dopo con la perla di Bruno Alves da fuori, gol alla Cristiano Ronaldo, suo amico nel Portogallo. Bruno a 36 anni non è finito, segna su punizione. Siligardi è molto più forte di Biabiany, che prima dello stop per problemi al cuore era molto più efficace. All’espulsione di Depaoli gli emiliani si scatenano, anche Sprocati piace. Manca giusto lo sprint di Gervinho, l’attacante delle grandi imprese. Quando Inglese coglie il palo pienissimo, frontale, con un destro super il Parma strameriterebbe. Ma anche l’applicazione di Mimmo Di Carlo. L’uomo della prima retrocessione, in realtà materializzata da Cuper. Anzi da Manzo, nel pomeriggio di uno scudetto interista di Mancini, sotto la pioggia, con Ibrahimovic. In fondo anche il Parma ha i suoi grandi, Inglese e Gervinho. Quando ci sono. E un impianto da settimo posto. Come tante, non tutte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero