La cura Di Carlo funziona: il Chievo pareggia a Parma

La cura Di Carlo funziona: il Chievo pareggia a Parma
di ​Vanni Zagnoli
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Domenica 9 Dicembre 2018, 17:13
Fra il Tardini e il Mapei c’è l’abisso, perchè il Sassuolo ha dietro una comunità di 70mila persone, pochi ultras, mentre il Parma è espressione di 700mila persone, nella provincia. Ma entrambe si battono per l’Europa, la salvezza è quasi fatta. Qui, a 30 chilometri da Reggio, si riassaporano le sensazioni di 4 anni fa, prima della retrocessione e del fallimento. La curva incita come un quarto di secolo fa, quando vinceva a Wembley la prima coppa europea, delle Coppe. La curva nord Matteo Bagnaresi è ebbra di calcio, mentre i clivensi sono una duecento, di fronte. Lo stadio è civettuolo, Parma e Chievo sono concrete al massimo, espressione di Roberto D’Aversa e Mimmo Di Carlo. “Penso ad Allegri - dice il tecnico di due delle tre promozioni ducali -, a spendere meno energie possibili”.
Tante ne deve usare la squadra del presidente Campedelli, spacciato salvo miracoli. Di Carlo ha fermato il Napoli e la Lazio, naturale che stoppi anche i crociati, decisamente migliori in trasferta, quando possono essere vagamente passivi.
Lucarelli è in panchina come team manager, servirebbe il suo nerbo, a 41 anni, ma il fratello Cristiano gli aveva consigliato di smettere già con la serie D. I 7 grandi di Nuovo Inizio puntano all’Europa, al più presto, anche se i tifosi pensano alla salvezza.
Il Parma non ha fretta, nel secondo tempo subisce il gol di Stepinski, la pareggia 7’ dopo con la perla di Bruno Alves da fuori, gol alla Cristiano Ronaldo, suo amico nel Portogallo. Bruno a 36 anni non è finito, segna su punizione. Siligardi è molto più forte di Biabiany, che prima dello stop per problemi al cuore era molto più efficace. All’espulsione di Depaoli gli emiliani si scatenano, anche Sprocati piace. Manca giusto lo sprint di Gervinho, l’attacante delle grandi imprese. Quando Inglese coglie il palo pienissimo, frontale, con un destro super il Parma strameriterebbe. Ma anche l’applicazione di Mimmo Di Carlo. L’uomo della prima retrocessione, in realtà materializzata da Cuper. Anzi da Manzo, nel pomeriggio di uno scudetto interista di Mancini, sotto la pioggia, con Ibrahimovic. In fondo anche il Parma ha i suoi grandi, Inglese e Gervinho. Quando ci sono. E un impianto da settimo posto. Come tante, non tutte.
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