Emozionato sì, ma fino a un certo punto. «Non è stato un salto dai dilettanti alla Juventus, il mio percorso è stato lungo e negli anni mi ha portato...
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Sarri strappa anche sorrisi al debutto, ripercorre la sua carriera ventennale, vede la Juve come tappa quasi fisiologica di un percorso che poche settimane fa l’ha portato a vincere il primo trofeo continentale, l’Europa League col Chelsea. Giornata fitta di impegni per Sarri, atterrato ieri poco dopo le 19 all’aeroporto di Caselle – voli privati – prelevato sotto bordo dalla Juventus per il primo contatto con le strutture della Continassa, scortato da Nedved e Paratici. Pavel era in prima fila alla presentazione insieme al presidente Agnelli e le alte cariche bianconere, Fabio seduto accanto a lui in conferenza. La sensazione è che Sarri sappia esattamente cosa vuole dalla Juventus e viceversa: progetto condiviso e obiettivi comuni. Non incespica mai sulle parole e nemmeno sugli argomenti più spinosi, come il presunto “tradimento” di cui è accusato dai tifosi del Napoli, va dritto per la sua strada con la convinzione di poter aprire un nuovo capitolo (o forse ciclo) della storia juventina. Contro tutto e tutti, come sempre, anche a Torino dove dovrà conquistare la piazza prima coi risultati e poi con il bel gioco.
Le priorità immediate: «Parlerò con due/tre giocatori più rappresentativi per farmi un’idea», uno di questi sarà sicuramente Ronaldo che Sarri potrebbe raggiungere in vacanza in Grecia. Ma prima c’è la trafila della firma ufficiale e delle foto di rito in sede, prima di iniziare a valutare possibili soluzioni abitative a Torino. Poi un po’ di relax prima di tuffarsi nella nuova avventura, senza riserve. «Il dito medio? Reazione eccessiva nei confronti di 10-15 stupidi che mi urlavano “terrone di merda”, non contro i tifosi della Juventus. Ho letto sulla Treccani che il Sarrismo è una filosofia calcistica e non solo» racconta, da oggi Juve e Sarrismo saranno una cosa sola. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero