Euroflop, l'Italia è a pezzi tra acciacchi, poche idee e preparazione sbagliata

Napoli - Arsenal, la delusione di Koulibaly e Callejon
Senza fiato. Soprattutto. Abbiamo via via scoperto che il Porto corre più e meglio della Roma, che l’Eintracht corre più e meglio dell’Inter, che...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Senza fiato. Soprattutto. Abbiamo via via scoperto che il Porto corre più e meglio della Roma, che l’Eintracht corre più e meglio dell’Inter, che l’Ajax corre più e meglio della Juventus, che l’Arsenal corre più e meglio del Napoli. Quattro eliminazioni delle quattro migliori squadre italiane da parte della quarta classificata in Germania, della quarta in Inghilterra e di due formazioni che in Portogallo e Olanda, due campionati non certo di primo livello, sono attualmente in testa ma a pari punti con Benfica e Psv. Senza fiato. E non si capisce perché. Le squadre italiane sono anche piene di acciacchi, a tre quarti della stagione, nella sua fase decisiva a livello internazionale. Nonostante le rose extralarge. Sono tutti rotti o mezzi rotti. Juventus e Roma più degli altri. Un alibi che non regge: perché alle avversarie straniere non capita? La domanda allora è: non sarà che le nostre giocano così piano, con così poca continuità, pure in campionato lo vediamo, e si rompono così facilmente perché si allenano male? A porte chiuse si studiano mosse e contromosse per frenare gli altri, si preparano meticolosamente i calci piazzati, ok, ma si lavora troppo staticamente. L’Ajax a Torino ha lasciato libero alla visione il suo allenamento della vigilia: una partitella a campo ridotto, a ritmi vorticosi e altissima intensità.


MANCANO LE IDEE
Senza fiato. Ma anche senza idee. Tutte fuori dall’Europa dopo aver giocato peggio delle rispettive rivali. In modo meno aggressivo e meno propositivo. Gli allenatori italiani preparano troppo le partite sugli avversari. Sono maestri di tattica, dicono. Ma di tattica stiamo soffocando. Se costringi Dybala a marcare De Jong è la fine del calcio, oltre che la fine di Dybala.

NON CI SI DIVERTE
Senza fiato. E senza voglia di divertire e divertirsi. Vedendo il calcio in questo modo – il risultato è l’unica cosa che conta, chi gioca pulito non vince, per lo spettacolo andate al circo e altre amenità – poi è ovvio che la gente fugge dagli stadi. Alla fine degli Anni Novanta, quando il calcio italiano, sull’onda della rivoluzione sacchiana, era il più bello del mondo, la media spettatori in Serie A era di 29.700, in Bundesliga 28.900 e in Premier League 30.900. Oggi in Italia siamo a 24.700, in Germania a 44.650 e in Inghilterra a 38.300.

Senza fiato. Anche perché senza soldi. Non abbiamo stadi comodi, sicuri e di proprietà. Se giochi male, il resto del mondo ti snobba e perciò le entrate commerciali non decollano. I ricavi continuano a dipendere dai diritti tv, il cui valore, con le nuove modalità di visione delle partite, è destinato a calare. Nel 2002 le entrate di Barcellona e Roma erano allo stesso livello (139 milioni a 137), oggi il Barcellona fattura 2.76 volte la Roma (690 milioni a 250). Abbiamo vent’anni di ritardo. E il fiato corto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero