Inzaghi all'Inter. Lotito: «C'era l'accordo, non si fa così»

Inzaghi all'Inter. Lotito: «C'era l'accordo, non si fa così»
Dal pugno al cielo al pollice verso. Inzaghi fa un voltafaccia clamoroso. La notte mette la firma simbolica sul rinnovo, la mattina si pente, dice sì all’Inter e...

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Dal pugno al cielo al pollice verso. Inzaghi fa un voltafaccia clamoroso. La notte mette la firma simbolica sul rinnovo, la mattina si pente, dice sì all’Inter e addio alla Lazio. È un colpo di scena clamoroso che manda Lotito al manicomio. Ieri, dopo averlo provato a convincere per un’ora invano, molla la presa a metà pomeriggio. Non vuol sentir più parlare del suo ex figlioccio, altro che cuore biancoceleste al suo fianco: «Gli avevo offerto il contratto cinque mesi fa con un aumento di stipendio importante e anche dei bonus, lui mi ha detto ne riparliamo dopo. Poi c’è stato il caos dei processi e varie vicissitudini, solo per questo ci siamo rincontrati a fine anno per il rinnovo. L’ho chiamato, gli ho dato appuntamento e dopo un’ora e mezza c’eravamo già stretti la mano». Questo è successo mercoledì a Villa San Sebastiano, Lotito ha la voce mogia il giorno dopo. È sera, è tramontato un ciclo, il presidente è deluso: «Mercoledì mattina Inzaghi aveva già parlato con Tare e fra loro c’era stato un chiarimento. Proprio col ds s’era messo d’accordo per tutto. Poi abbiamo cenato tutti e tre a Formello, avevamo trovato l’accordo». Per questo Inzaghi era uscito a mezzanotte dal centro sportivo sorridendo, ma nel letto è diventato un ghigno.


STIMOLI ESAURITI
Era totale il consenso sino al 2024 (a 2,5 milioni a stagione più bonus), mancava solo la firma da mettere ieri mattina. Ma l’Inter non si è rassegnata e ha fatto breccia: «Avevamo concordato tutto per tre anni a cena. Ho chiamato il segretario Calveri ieri mattina per sapere se aveva contattato Inzaghi per fargli apporre sui contratti la sua firma, visto che c’era già la mia – confida Lotito – ma poco dopo mi è arrivata la telefonata di Simone che mi voleva parlare e già lì ho capito l’antifona. Mi ha detto che non aveva più stimoli e non sapeva più come presentarsi alla squadra, che era arrivata l’ora di una nuova esperienza. Io gli ho risposto di pensarci bene e che non ci si può comportare in questa maniera. Anche se poi ognuno nella vita raccoglie quello che semina...». Ora è davvero finita, si rompe la famiglia (come conferma la nota diffusa dalla società in cui non compare mai il nome del tecnico). Inzaghi era una sua creatura, anche se negli ultimi mesi Lotito aveva tirato la corda. Inzaghi diceva che la Lazio era la sua priorità, ma alla fine decide di provare a dare una svolta così alla sua carriera. Ma è un testacoda che alla fine sciocca. Persino un popolo che lo adorava e lo aveva innalzato a bandiera. Adesso Lotito deve trovarne un’altra che possa rimpiazzarla e non faccia passare Inzaghi come “martire” dinnanzi alla piazza. Per questo prende sempre più corpo l’ipotesi Sinisa.
SINISA IN POLE

L’ex Mihajlovic era già stato contattato nei giorni scorsi e, guarda caso, aveva preso tempo col Bologna. È già a Roma, ogni ora per un incontro può essere quella buona, anche se Lotito giura: «Non deciderò certo il nuovo allenatore in una serata». Può ripartire il casting per la panchina. Gattuso ormai è della Fiorentina. Sarri è la soluzione più suggestiva, ma costosa. Conceicao è bloccato dal Porto, ma potrebbe rientrare in corsa. Occhio pure all’ex Stankovic, a sorpresa, con lo stesso modulo (3-5-2) utile in eredità. Italiano e Gotti sono gli outsider, Mazzari è stato offerto, la Lazio ora naviga a vista. E deve pure stare attenta a nuovi scippi da Marotta. Inzaghi firma un biennale da 4,5 milioni all’Inter e – tramite il suo agente Tinti, tutto il giorno ieri in sede nerazzurra - ha già fatto una richiesta: vuole il suo pupillo Luis Alberto in squadra. Colpi di clacson di Simone all’uscita da Formello mercoledì sera, ora ne sono attesi altri di scena. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero