Internazionali Roma, la città si riprende uno dei suoi luoghi prediletti: il Foro torna a fare il pieno di pubblico

Il torneo c’è, con arie da grandeur sempre più giustificate: bello, ricco, in un contesto architettonico che suscita, ogni anno, la stessa meraviglia, su campi...

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Il torneo c’è, con arie da grandeur sempre più giustificate: bello, ricco, in un contesto architettonico che suscita, ogni anno, la stessa meraviglia, su campi tirati al lucido come e meglio del solito, per via di quella efficienza tutta italiana (e romana) che sarebbe il caso di catalogare ormai come proverbiale. Il pubblico torna, ed è la notizia più bella, oltre che un toccasana, perché la città ripopola uno dei suoi luoghi prediletti, come una creatura da coccolare. I campioni ci sono sempre, perché Roma è ormai stabilmente nel gotha del tennis mondiale, dunque nessuno può rinunciarci, sebbene incastrata tra un torneo analogo, Madrid, e un mostro sacro, Parigi (motivo per cui si attende la promozione dall’Atp come manna dal cielo).

Ci sono anche russi e bielorussi, lo registriamo senza esultare né indignandoci: pro o contro la loro partecipazione, hanno ragione tutti, e allora apprezziamo che alla fine le ragioni dello sport abbiano prevalso su quella della geopolitica. Sportivamente parlando , le ultime evoluzioni tennistiche hanno prodotto un panorama interessante: il mito di Djokovic è stato ampiamente scalfito dalle convinzioni vaccinali che lo hanno costretto ai box, condizionandone la preparazione; il vecchio leone Nadal ha sempre una tempra invidiabile, ma mostra qualche ruggine; l’ascesa di Alcaraz è talmente irresistibile da suscitare al tempo stesso ammirazione e invidia, perché in questo primo scorcio di 2022 avremmo tutti voluto celebrare le cavalcate di Berrettini e Sinner, e invece l’uno ha passato più tempo in infermeria che sui campi, e l’altro ha preso ad andare un po’ troppo in altalena. Roma è il posto giusto per riprendere la corsa, forza Jannik.

 

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Il Messaggero